Referendum abrogativi

Proposta di referendum per abolire da ora e per sempre l’espressione “impazza sul web“.

La prima esse

“Nella scuola elementare che facevo io, nell’intervallo, passava il bidello Giorgio col carrello con le focaccine”.

“Ma pensa”.

“Che erano molto buone perché le andava a comprare calde nel forno, e c’erano anche le fette di pane con la marmellata o la nutella”.

“E la tua scuola si chiamava”.

“Santissimo Cuore Addolorato della Beata Vergine”.

“Invece questa si chiama Scuola Pubblica, benvenuta.

Leonardo va in prima esse.

Antigua e quel debito speciale

Giovedì alla Camera dei Deputati il Governo ha risposto all’interpellanza urgente dell’Italia dei Valori sulla vicenda Berlusconi-Antigua. A rispondere c’era Carlo Giovanardi, non proprio una punta di diamante dell’esecutivo, ma pazienza.

Giovanardi ha risposto così sulla questione del debito cancellato ad Antigua:Per quanto attiene alla riduzione del debito dell’isola ho fatto una cosa semplicissima: ho telefonato al Ministero degli affari esteri e mi sono fatto dare l’elenco dei dieci, quindici, venti o trenta Paesi del mondo con cui l’Italia ha fatto la stessa cosa che ha fatto con Antigua.

In sostanza, abbiamo abbonato il debito a decine di nazioni estere, quelle che hanno i redditi più bassi del mondo. Basta andare a vedere. Fa impressione dire che l’Italia si è data da fare per abbonare il debito estero di quello Stato. Se uno, invece, va a controllare può verificare che l’Italia, che a livello mondiale è leader nell’aiutare i Paesi del terzo mondo, ha fatto giustamente la stessa operazione con altre decine di Stati che, apparentemente, possono sembrare anche più ricchi di quello. Così tutto rientra nella assoluta normalità. Pertanto, per quanto attiene alla riduzione del debito estero dell’isola, questa operazione rientra nell’ambito delle normali relazioni internazionali che l’Italia ha con tantissimi Paesi del mondo. È un’attività internazionale che l’Italia compie per rimodulare o cancellare il debito dei Paesi particolarmente indebitati.

Insomma normale routine.

Semplicemente non è vero.

Carlo Giovanardi è stato male informato in quella telefonata con il Ministero degli Esteri. Basta, appunto, verificare.

L’Italia ha cancellato il debito di diversi paesi. Lo ha fatto in base ad una legge dello stato italiano, la 209 del 25 luglio 2000: “Misure per la riduzione del debito estero dei Paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati“. Quella legge e i successi decreti attuativi permettono di sanare le situazioni dei paesi poveri e più indebitati che vengono individuati con dei criteri stabiliti a livello internazionale.

Antigua e Barbuda non è mai rientrata in quei criteri.

Era sufficiente per il ministro Giovanardi andarsi a leggere la relazione che ogni anno il Ministro dell’Economia è tenuto a presentare al parlamento.

Antigua non è mai citata nemmeno per sbaglio. Non c’è nella relazione del 2004, non in quella del 2005. Non c’è in quella del 2007 o 2008 e nemmeno nell’ultima del 2009, dove Tremonti riassume tutti i casi di debito cancellato (euro per euro), dal 2000 al 2008.

Antigua non c’è. Non ci poteva essere.

La cancellazione del 90% del debito di Antigua nel dicembre del 2004 non è stato un caso normale. Non è stata routine.

A dirlo è la stessa Sace, la società pubblica controllata dal Ministero che nei fatti ha condonato il debito risalente agli anni ottanta. Nella relazione sull’attività per il 2004 al caso Antigua viene dedicato un paragrafo:

“..a livello di crediti incagliati, ricercando accordi transattivi con le controparti, anche avvalendosi della collaborazione di soggetti specializzati nella valutazione e acquisto del cosiddetto distress debt. Nel 2004 è stato raggiunto un accordo transattivo in questo senso per 14 milioni di euro relativo a crediti rimasti inesegibili per oltre 15 anni.”*

Sul perchè d’un tratto un debito estero viene condonato per il 90%, dopo venti anni e con procedure anomale rispetto a quelle normalmente utilizzate (“fuori club di Parigi”) è ancora un mistero. Piccolo se si vuole.

Così piccolo che forse basterà una telefonata di Giovanardi a smontarlo. O forse no.

————————-

Aggiornamento del 26 ottobre 2010: andiamo in soccorso noi di Carlo Giovanardi. Un altro paese ha visto condonato il proprio debito del 90% attraverso un accordo con Sace.

Si tratta di St. Kitts and Nevis, isolette vicine ad Antigua e Barbuda. Il debito era “gemello” di quello di Antigua, maturato sempre negli anni ottanta (1986) per la fornitura di tre aliscafi “fantasma”. E’ uno degli scandali della cooperazione denunciati negli anni ’90 dall’ambasciatore Rosellini (l’altro riguardava proprio Antigua e il debito accumulato con la costruzione da parte degli italiani del Royal Antiguan Hotel).

Il debito di St. Kitts e Nevis di 20 milioni di euro (fonte Sace) è stato cancellato però solo tre anni dopo quello di Antigua nel dicembre 2007 (governo Prodi) con il pagamento di 2,6 milioni di euro.

La vicenda ha di recente innescato un’accesa polemica politica nel piccolo stato caraibico.

Sulla storia dei tre aliscafi fantasma forniti dall’Italia il racconto completo è stato fatto da un apposita commissione d’inchiesta di St. Kitts.

*Nota: in altri documenti ufficiali la cifra si riduce a 10,5 milioni di euro.

Antigua: i documenti e le persone

A margine del pezzo su Antigua pubblico alcuni documenti sulla vicenda.

Il primo qui sotto viene dal Governo di Antigua e sintetizza la sostanziale cancellazione del credito italiano avvenuta nel 2004. Il secondo è l’analisi del Fondo Monetario Internazionale sul debito dell’isola, prima e dopo l’accordo con l’Italia.

<%image(antigua debito sace estinto.jpg|668|892|antigua debito italiano cancellato)%>
<%image(documento fondo monetario antigua.jpg|800|431|antigua sace fondo monetario)%>

Se qualcosa di più su queste vicende oggi si sa, è dovuto alle denunce dell’ex ambasciatore a Santo Domingo Roberto Rosellini (che non fece una gran carriera).

Da parte caraibica le inchieste sulle scorribande immobiliari italiane ad Antigua le si devono in gran parte a Leonard “Tim” Hector intellettuale, politico e giornalista con la sua piccola rivista Outlet. Tim è morto nel 2002, alcuni dei suoi scritti si possono ancora leggere qui.

Sui disastri della cooperazione italiana molto si è scritto in passato, ma forse molto ancora ci sarebbe da scrivere.

La memoria selettiva di Letizia Moratti

<%image(photo_2008march13_id2_lg1.jpg|400|330|letizia moratti bahamas e antigua)%>Scrivendo il pezzo su Antigua avevo incontrato anche la storia dei progetti di collaborazione tra il governo dell’isola e il Comune di Milano che poi ieri Il Fatto ha pubblicato.

La consideravo una side story, una vicenda parallela, interessante ma non specificatamente inerente alle questioni sollevate domenica da Report.

La faccenda infatti riguarda Milano e il suo Expo. Si “comprava” il voto favorevole di Antigua per la candidatura italiana.

Un modus operandi spessisimo usato dalla realpolitik nelle gare di assegnazione di grandi eventi, dalle olimpiadi in giù.

Non che mi piaccia la realpolitik, ma in sostanza: Milano voleva l’Expo e Milano era disposta a spendere un po’ di soldi nei Caraibi in progetti di una certa utlità pubblica (almeno dichiarata).

Il problema però ora si è complicato grazie a Letizia Moratti che davanti alle telecamere de Il Fatto è caduta dalle nuvole dichiarando assoluta non conoscenza dei fatti.

Una cosa quantomeno improbabile.

Letizia Moratti, nel suo giro del mondo a caccia di voti per l’Expo, arrivò alle Bahamas la prima settimana di marzo del 2008, a meno di un mese dall’assegnazione ufficiale. Incontrava lì tutti i rappresentanti degli stati caraibici.

Quei giorni se li è ricordati bene due settimane fa in una intervista concessa al magazine femminile “Marie Claire”:

Fa molte vacanze? No, pensi che per la candidatura Expo sono stata alle Bahamas tre giorni senza uscire dalla hall dell’albergo per incontrare tutti i capi di stato del Caricom.

Oggi invece di ammettere una “normale” attività di lobbing internazionale, Letizia Moratti sceglie la strada insidiosa del “non so, non c’ero“.

Invece, purtroppo o per fortuna, c’era.

Antigua, una storia italiana

<%image(Royal_Antiguan_Resort.jpg|300|200|Royal Antiguan Hotel)%>Per Errol Cort il 25 dicembre del 2004 è stato sicuramente un Natale da ricordare.

Ritornava a casa dopo un lungo viaggio con un bel regalo: 500 milioni di dollari caraibici, qualcosa in più di 140 milioni di euro.

Il regalo era per il paese di cui era Ministro delle Finanze: Antigua e Barbuda.

Per quel dono il premier Baldwin Spencer lo ringraziò pubblicamente nel suo discorso alla nazione il 5 gennaio 2005. Del resto in un sol colpo, quel Natale, il debito estero della piccola isola caraibica si riduceva del 24%, un quarto, passando dal 65% al 41% del PIL.

C’era di che festeggiare, anche perchè si chiudeva un doloroso capitolo di una lunga storia.

Una storia molto italiana. Errol Cort infatti quel Natale ritornava da Roma.Tutto comincia quando Maradona arriva a Napoli, a Sanremo vincono Albano e Romina e Craxi come Presidente del Consiglio cancella la scala mobile e salva le televisioni di Silvio Berlusconi.

E’ il 1984 e qualcuno dall’altra parte dell’oceano mette gli occhi su un piccolo gioiello.

La chiamano Deep Bay, è una striscia di sabbia tra l’oceano e la laguna a nord-ovest dell’isola di Antigua.

Un posto da cartolina. Un posto così.

Il progetto prevede la costruzione di un albergo di lusso. A realizzarlo c’è la Deep Bay Development Company, società statale di Antigua. Ma non è sola.

I soldi infatti vengono dall’Italia che garantisce un prestito milionario per quest’opera e per un’altra struttura: l’Heritage Quay, un centro commerciale duty-free a cinque stelle.

Il prestito viene garantito dalla Sace, società interamente pubblica che assicura le aziende italiane che lavorano in paesi esteri.

Sì, perchè dall’Italia non arrivano solo soldi. Arrivano anche imprese e lavoratori.

Il tutto è documentato in un lungo rapporto stilato dall’USAID, l’agenzia per lo sviluppo internazionale del governo degli Stati Uniti.

Dentro quel rapporto c’è un piccolo bignami dell’avventura immobiliare italiana ad Antigua, dei suoi sviluppi e delle sue conseguenze.

Si parla del progetto del Royal Antiguan Hotel a Deep Bay e delle lamentele dell’AHTA, l’associazione degli operatori turistici, perchè l’opera è stata quasi interamente realizzata dagli italiani senza benefici per i lavoratori e le imprese locali.

Stesse imprese e lavoratori che nel 1988 andranno a lavorare alla costruzione del “K club” il resort di lusso voluto dalla stilista italiana Krizia (si incavola parecchio se l’associate al nome Craxi) e che viene identificato come un caso esemplare: duecento acri ceduti dal governo di Antigua sui cui, secondo il rapporto, è stato costruito senza tutte le necessarie autorizzazioni e danneggiando il delicato ambiente naturale.

Per l’affare Royal Antiguan Hotel, che ha così pesantemente indebitato Antigua, il governo in carica vuole procedere contro l’ex primo ministro Lester Bird, ora all’opposizione. Viene accusato di aver favorito i propri interessi personali.

Lui considera il tutto un attacco giudiziario per colpirlo politicamente e attende fiducioso nella villa acquistata dalla società Flat Point Development, la stessa che ha venduto a Silvio Berlusconi, oggi suo vicino di casa nella Nonsuch Bay.

<%image(italy2.jpg|300|174|berlsconi antigua)%> Come è noto infatti il Presidente del Consiglio dal 2005, quando ancora ad Antigua festeggiavano la cancellazione del debito italiano, ha cominciato la costruzione di alcune ville nell’isola. A seguire il progetto c’è l’architetto Gianni Gamondi, progettista di fiducia di Silvio Berlusconi che l’esperienza in loco ce l’ha già: è lui ad aver realizzato il “K Club” di Krizia.

Il rapporto speciale del Presidente del Consiglio italiano con Antigua e Barbuda continua anche nel settembre 2005 durante una sessione dell’Onu a New York. In un incontro bilaterale con la delegazione caraibica Silvio Berlusconi promette pressioni sui partner europei per la cancellazione anche del debito internazionale. Quello italiano era già stato cancellato l’anno prima.

Baldwin Spencer ringrazia di cuore.

Chi invece non ha molto da gioire e ringraziare sono i contribuenti italiani: la sintesi delle vicenda, al netto dei particolari esotici, è piuttosto brutale e anch’essa molto italiana.

Venti anni fa, il governo presieduto da Bettino Craxi decide di finanziare con soldi pubblici la costruzione di resort e strutture di lusso nei Caraibi.

Soldi che, in una partita di giro, sono finiti ad imprese italiane. Un copione ultra collaudato e ampiamente documentato dalle inchieste sulla cooperazione italiana e sulla stessa Sace. A corollario c’è anche l’arricchimento personale della classe politica locale.

Vent’anni dopo, il governo presieduto da Silvio Berlusconi (più che un amico per Craxi) cancella il 90% del prestito e degli interessi maturati pari a circa 160 milioni di euro, accontentandosi di un “pagherò” di 14 milioni di euro.

E’ andata peggio ad un altra isola caraibica: per la cancellazione dei soli 40 milioni di euro di debito di Haiti nei confronti dell’Italia si è dovuto attendere il devastante terremoto del 2010. Non tutti hanno una Deep Bay.

Intanto gli investimenti turistici e immobiliari italiani ad Antigua riprendono capitanati dal Presidente del Consiglio.

Incrociate le dita. Ci si rivede tra vent’anni.

Qui o ai Caraibi.


Leggi anche: Antigua e quel debito speciale
Leggi anche: Antigua, documenti e persone.
Leggi anche : La memoria selettiva di Letizia Moratti.

A Livorno Maria Stella

<%image(livorno gelmini scuola bandiera.jpg|1072|595|livorno gelmini comunista)%>Alla disperata ricerca dei tanti “simboli della sinistra che entrano in classeMaria Stella Gelmini è riuscita (con un suggeritore d’eccezione come il Giornale) a pescare una bandiera di Rifondazione vicino all’uscita di sicurezza posteriore di un asilo di Livorno.

Che poi la bandiera sia lì perchè c’è una targa che ricorda il luogo di nascita del PCI nel 1921, poco importa.

E’ importante invece capire (e qui gli ispettori del Ministero tornano utili) chi abbia vergato sul muro della scuola, come Google Street documenta, quel provocatorio “Tartufina ti amo“. Quasi certamente una mano bolscevica.

Mollate i segugi. Si indaghi.

Tutta colpa dei container

<%image(tariffe spedizioe container.jpg|183|260|tariffe spedizione container)%>Il costo di spedizione dei container tra Stati Uniti ed Europa è triplicato nel 2010: da 1.071 dollari a 3.880.

Quello medio mondiale è raddoppiato.

Se il 2009 era stato l’anno della caduta dei prezzi di spedizione, il 2010 rischia di essere l’anno del boom con prezzi già sopra quelli pre-crisi.

Non è solo materia da addetti ai lavori, è roba che riguarda il prezzo della nostra prossima maglietta o del nostro nuovo televisore.

Quasi quasi è meglio Ennio Doris

Si è concluso l’esperimento di Emilio (financial hero) il teorico investitore inventato due anni fa da Jonkind per testare le capacità di Silvio Berlusconi come consulente finanziario.

E’ andata così.

L’idiozia si riconosce nei dettagli

<%image(itaser75-003--499x285.jpg|499|285|genova ultra serbo)%>L’indizio minimo ma concreto dell’idiozia distillata ieri a Genova è tutto nel corpulento capo-ultra serbo che nasconde astutamente la propria identità sotto un passamontagna nero.

Che poi faccia orgogliosa mostra di un corpo tatuato in ogni dove tanto da renderlo unico e riconoscibile tra i cinquecento milioni di cittadini europei, ai due neuroni dispersi nel suo cranio deve essere sembrato un dettaglio insignificante.

Mio fratello è figlio unico

Durante lo scontro Giornale vs Emma Marcegaglia, nel gran turbinio di telefonate per capire-sedare-stoppare, solo un telefono rimane tristemente muto.

E’ quello di Paolo Berlusconi principale azionista del Giornale.

Indovina chi è quello di Belpietro

Dalle parti di Mante, qualcuno nei commenti si è accorto della straordinaria e sorprendente somiglianza dell’identikit dell’attentatore di Maurizio Belpietro con Bernard di Indovina Chi.