La classe dirigente

Breve storia triste.

In centro a Reggio Emilia c’era una sala per il gioco d’azzardo che non era regolare. Il Comune vince un contenzioso con la proprietà e nei locali realizza uno spazio a disposizione di iniziative culturali giovanili. L’inaugurazione dello spazio viene promossa anche con alcuni cartelloni pubblicitari affissi in città.

Uno di questi attira oggi l’attenzione del neo deputato Gianluca Vinci di ritorno dalla trasferta romana dove ha appena contribuito ad eleggere il Presidente della Camera.

Inutile dire che l’attenzione del deputato Vinci è stata catalizzata su questo cartellone semplicemente perché il colore della pelle della ragazza è nero.

Nel 2018. In Italia. A Reggio.

Voi fate come volete, ma io mi vergogno per la mia città.

(tralascio i commenti sotto il post del deputato Vinci che evidentemente ha la base elettorale che si merita).

Daniel e Benoît

Sabato 10 marzo Benoît Ducos ha trovato tra le nevi del Montgenèvre una famiglia nigeriana: madre, padre e due bambini piccoli che avevano appena attraversato a piedi illegalmente il confine italo-francese.

La donna era incinta all’ottavo mese.

Benoît li ha caricati in macchina per portarli in fretta all’ospedale. Poco dopo è stato bloccato dalla polizia e denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Daniel è nato poche ore dopo a Briançon. Sta bene.

In montagna come in mezzo al mare, nonostante tutto e tutti, sopravvive una regola antica: prima la vita.

Ci sono quelli che la chiamano illegalità, e quelli invece che la chiamano civiltà.

All’ombra dell’ultimo sole

PS: “comunque se il suo cane ha bisogno di prender confidenza con l’acqua, sa dove trovarmi”.

Finisce così una mail che oggi ho ricevuto dal signor G.

Che io sinceramente all’inizio manco me lo ricordavo il signor G, poi ho fatto mente locale. 

Il signor G è un distinto neo-pensionato che ho conosciuto qualche tempo fa su un treno. 

Avete presente quelle chiacchiere improvvisate da vicini di sedile su treni o troppo freddi o troppo caldi ? Quelle dove i minuti scivolano via tra una banalità sul meteo e una battuta sul cibo ? Beh, quella volta con il signor G non è andata esattamente in quel modo.

Il signor G non si chiama nemmeno così, ma con quel naso e gli occhi spiritati un po’ mi pareva d’aver davanti un cugino alla lontana di Gaber e allora beh, l’ho battezzato.

Come si chiama il suo cane ? 

Il signor G aveva allungato l’occhio sullo schermo del mio cellulare.

“Se glielo dico si mette a ridere, sia che le dica il nome che il soprannome. E’ una roba un po’ strana”.

Ah ma se vuol sentire una roba strana sui cani gliela racconto io“.

In effetti aveva ragione. In breve la storia è questa. Leggi Tutto →

La parte del torto

Spesso e volentieri mi son seduto qui dalla parte del torto. Praticamente sempre. C’ho una specie di sesto senso.

A me i carri dei vincitori piace guardarli da lontano mentre si avviano carichi di certezze, proclami, ricchi premi e cotillons.

Anche oggi sono qui, perché non volevo deludermi.

A quei pochi o molti che non sono abituati a questa condizione, a quelli che magari non sono fatti per le sconfitte, a quelli che dalla parte del torto ci stanno giusto il tempo di un respiro, forse tutto questo parrà insopportabile.

Vorrei dire che vi capisco, ma non ci riesco.

Non è che mi innamoro delle sconfitte, ma credo che gli sconfitti abbiano molto spesso meravigliose storie da raccontare. E nel silenzio della parte del torto si ascolta molto meglio.

A quelli che hanno vinto, vincono o vinceranno, la mia comprensione e solidarietà. Io, nell’assordante e abbondante compagnia della vittoria, non resisterei dieci minuti. Non c’ho il fisico.

Ma non vi rattristate, prima o poi piccole e grandi sconfitte tornano a graziarci.

E’ probabile che quel giorno mi troverete lì, dalla parte del torto.

Se volete, sedetevi pure.

Qui c’è un sacco di tempo per ascoltare.
E per ricominciare a lottare.

L’inverno alle urne

Un’altra domenica in cui voteremo con la neve a terra e il freddo alla porta.

Comunque vada, l’inverno è già qui. Da molti mesi, da diversi anni.

Quello che soffia in Europa è l’inverno dei nazionalismi, dei populismi, degli egoismi.

Non lo vedi solo nelle urne dove crescono, lenti o irruenti, i fantasmi del passato incarnati nelle comparse rampanti ed indecenti del presente.

Lo vedi nella comunicazione, lo senti al mercato, lo annusi nelle conversazioni banali sui treni.

L’inverno è qui, accanto a noi. Dentro di noi.

L’inverno è qui, ma passerà.

Non lo farà domani o dopodomani. Sarà una battaglia lunga, perché si combatterà sul terreno gelato della coscienza e della conoscenza.

Non passerà da solo questo inverno, ma con l’impegno semplice e quotidiano di molti, in molte parti, in molti ruoli.

L’inverno è qui – ma diavolo – quanto è bella la primavera ?