Antigua, una storia italiana

<%image(Royal_Antiguan_Resort.jpg|300|200|Royal Antiguan Hotel)%>Per Errol Cort il 25 dicembre del 2004 è stato sicuramente un Natale da ricordare.

Ritornava a casa dopo un lungo viaggio con un bel regalo: 500 milioni di dollari caraibici, qualcosa in più di 140 milioni di euro.

Il regalo era per il paese di cui era Ministro delle Finanze: Antigua e Barbuda.

Per quel dono il premier Baldwin Spencer lo ringraziò pubblicamente nel suo discorso alla nazione il 5 gennaio 2005. Del resto in un sol colpo, quel Natale, il debito estero della piccola isola caraibica si riduceva del 24%, un quarto, passando dal 65% al 41% del PIL.

C’era di che festeggiare, anche perchè si chiudeva un doloroso capitolo di una lunga storia.

Una storia molto italiana. Errol Cort infatti quel Natale ritornava da Roma.Tutto comincia quando Maradona arriva a Napoli, a Sanremo vincono Albano e Romina e Craxi come Presidente del Consiglio cancella la scala mobile e salva le televisioni di Silvio Berlusconi.

E’ il 1984 e qualcuno dall’altra parte dell’oceano mette gli occhi su un piccolo gioiello.

La chiamano Deep Bay, è una striscia di sabbia tra l’oceano e la laguna a nord-ovest dell’isola di Antigua.

Un posto da cartolina. Un posto così.

Il progetto prevede la costruzione di un albergo di lusso. A realizzarlo c’è la Deep Bay Development Company, società statale di Antigua. Ma non è sola.

I soldi infatti vengono dall’Italia che garantisce un prestito milionario per quest’opera e per un’altra struttura: l’Heritage Quay, un centro commerciale duty-free a cinque stelle.

Il prestito viene garantito dalla Sace, società interamente pubblica che assicura le aziende italiane che lavorano in paesi esteri.

Sì, perchè dall’Italia non arrivano solo soldi. Arrivano anche imprese e lavoratori.

Il tutto è documentato in un lungo rapporto stilato dall’USAID, l’agenzia per lo sviluppo internazionale del governo degli Stati Uniti.

Dentro quel rapporto c’è un piccolo bignami dell’avventura immobiliare italiana ad Antigua, dei suoi sviluppi e delle sue conseguenze.

Si parla del progetto del Royal Antiguan Hotel a Deep Bay e delle lamentele dell’AHTA, l’associazione degli operatori turistici, perchè l’opera è stata quasi interamente realizzata dagli italiani senza benefici per i lavoratori e le imprese locali.

Stesse imprese e lavoratori che nel 1988 andranno a lavorare alla costruzione del “K club” il resort di lusso voluto dalla stilista italiana Krizia (si incavola parecchio se l’associate al nome Craxi) e che viene identificato come un caso esemplare: duecento acri ceduti dal governo di Antigua sui cui, secondo il rapporto, è stato costruito senza tutte le necessarie autorizzazioni e danneggiando il delicato ambiente naturale.

Per l’affare Royal Antiguan Hotel, che ha così pesantemente indebitato Antigua, il governo in carica vuole procedere contro l’ex primo ministro Lester Bird, ora all’opposizione. Viene accusato di aver favorito i propri interessi personali.

Lui considera il tutto un attacco giudiziario per colpirlo politicamente e attende fiducioso nella villa acquistata dalla società Flat Point Development, la stessa che ha venduto a Silvio Berlusconi, oggi suo vicino di casa nella Nonsuch Bay.

<%image(italy2.jpg|300|174|berlsconi antigua)%> Come è noto infatti il Presidente del Consiglio dal 2005, quando ancora ad Antigua festeggiavano la cancellazione del debito italiano, ha cominciato la costruzione di alcune ville nell’isola. A seguire il progetto c’è l’architetto Gianni Gamondi, progettista di fiducia di Silvio Berlusconi che l’esperienza in loco ce l’ha già: è lui ad aver realizzato il “K Club” di Krizia.

Il rapporto speciale del Presidente del Consiglio italiano con Antigua e Barbuda continua anche nel settembre 2005 durante una sessione dell’Onu a New York. In un incontro bilaterale con la delegazione caraibica Silvio Berlusconi promette pressioni sui partner europei per la cancellazione anche del debito internazionale. Quello italiano era già stato cancellato l’anno prima.

Baldwin Spencer ringrazia di cuore.

Chi invece non ha molto da gioire e ringraziare sono i contribuenti italiani: la sintesi delle vicenda, al netto dei particolari esotici, è piuttosto brutale e anch’essa molto italiana.

Venti anni fa, il governo presieduto da Bettino Craxi decide di finanziare con soldi pubblici la costruzione di resort e strutture di lusso nei Caraibi.

Soldi che, in una partita di giro, sono finiti ad imprese italiane. Un copione ultra collaudato e ampiamente documentato dalle inchieste sulla cooperazione italiana e sulla stessa Sace. A corollario c’è anche l’arricchimento personale della classe politica locale.

Vent’anni dopo, il governo presieduto da Silvio Berlusconi (più che un amico per Craxi) cancella il 90% del prestito e degli interessi maturati pari a circa 160 milioni di euro, accontentandosi di un “pagherò” di 14 milioni di euro.

E’ andata peggio ad un altra isola caraibica: per la cancellazione dei soli 40 milioni di euro di debito di Haiti nei confronti dell’Italia si è dovuto attendere il devastante terremoto del 2010. Non tutti hanno una Deep Bay.

Intanto gli investimenti turistici e immobiliari italiani ad Antigua riprendono capitanati dal Presidente del Consiglio.

Incrociate le dita. Ci si rivede tra vent’anni.

Qui o ai Caraibi.


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