foto di steve garfield

Il parcheggio è mio e me lo gestisco io

Lo pulisco io, lo uso io.

Tra le conseguenze delle grandi nevicate che hanno interessato Boston durante questo inverno c’è il problema degli “parking spot savers”.

Con tutta quella neve in giro, parcheggiare è diventato ancora più complicato. Si è quindi accentuato il fenomeno di chi dopo aver liberato dalla neve uno spazio di parcheggio, per impedire ad altri di utilizzarlo (e di trovarlo occupato al ritorno), ci piazza sopra qualcosa: una seggiola, un tavolo, un bidone e via così.

Il sindaco di Boston, che ha sempre tollerato il concetto “lo pulisco, lo uso”, ha detto che dalla prossima settimana tutti questi oggetti verranno rimossi dal servizio di raccolta rifiuti. Nel contempo ha invitato tutti ad essere collaborativi e tolleranti (e considerare le 48 ore un tempo di privatizzazione del parcheggio da non superare).

Non sono infatti mancati diversi episodi di vandalismo su auto parcheggiate “a sbafo” o litigi tra vicini.

In alcune zone di Boston come il South End, la pratica del “salvarsi il parcheggio” è stata proibita per tentare di conservare il principio di spazio pubblico.

In tutto questo è piuttosto semplice scovare una chiara metafora del precario equilibrio “pubblico-privato” che le nostre economie e società affrontano ogni giorno.

(la foto è di Steve Garfield)

Il voto elettronico lombardo

Volevo argomentare compiutamente la balzana legge sul voto elettronico approvata quasi all’unanimità pochi giorni fa dal consiglio regionale della Lombardia e promossa dal Movimento 5 Stelle.

Poi sono stato preso dallo sconforto per l’ennesima prova di approssimazione, improvvisazione, dabbenaggine del legislatore medio italiano.

Viste le premesse, ad occhio e croce, finirà più o meno come in Irlanda.

Auguri.

(vabbè appena mi passa lo sconforto, metto giù due righe)

 

diecimila lire

Il resto mancia

Nella improvvisata e bislacca battaglia politica del “Movimento 5 Stelle” per l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira, la senatrice “cacio e pepePaola Taverna sforna un commovente, quanto miracoloso, video. Questo.

Non so in che paese vivesse qualche anno fa la senatrice Taverna, ma nel 2001 in Italia, prima dell’introduzione dell’euro, il prezzo del caffè al bar era minimo 1.200 lire (quindi, sorry, niente resto di mille). Se dopo il taglio di capelli lasciavi al barbiere “una diecimila” e salutavi, quello poi ti rincorreva per la strada reclamando le altre 20.000. Se in conclusione finivi a fare un aperitivo romantico, servito al tavolo con bottiglia di rosso, in un locale elegante dietro Piazza Navona come quello del video, beh, 12.000 lire in due le pagavi per metterti a sedere.

Oh però, anche con la lira, le bischerate erano gratis.