Predicare, razzolare.

Aggiornamento del pomeriggio:

Roberto Rosso smentisce che il consigliere coinvolto sia Luca Pedrale: “Ho detto San Germano? Era per dire un paese lontano dal Sestriere. Ho buttato lì una località». (Pedrale ormai ex-amico e compagno di partito di Rosso è appunto residente a San Germano).

Ha aggiunto: “Se poi vogliono denunciarmi, che lo facciano, davanti al giudice potrei raccontarne un sacco di quegli aneddoti“. Che come messaggio trasversale non è male.

A questo punto la Regione Piemonte potrebbe far luce sull’episodio (e su altri) pubblicando in Rete “la lista della spesa” voce per voce.

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Ieri sera Roberto Rosso, navigato politico di centrodestra, ha confessato ad una televisione locale che un suo amico consigliere regionale si faceva rimborsare dalla Regione Piemonte le vacanze al Sestriere per quasi mille euro al giorno.

Forse Rosso esagera con le cifre (la cifra più plausibile è di 500 euro al giorno) , ma il trucchetto delle indennità di missione per autocertificazione non è una esagerazione.

Secondo i volontari o involontari indizi seminati da Rosso, quel consigliere regionale sarebbe Luca Pedrale capogruppo del Pdl in Regione.

Uno che non più di una settimana fa predicava un drastico taglio dei costi della politica:

Con questi provvedimenti si potranno ottenere fortissimi risparmi nelle spese della Regione .. Considerando che un consigliere costa al Consiglio regionale, per i cinque anni della legislatura, circa un milione di euro lordi, l’eliminazione di 10 consiglieri consentirà un risparmio di 10 milioni di euro.. risorse che potranno essere destinate alla sanità, all’assistenza e al settore del lavoro“.

Un fascio, un’erba

Quando vedi che uno si sceglie come avvocato di fiducia Carlo Taormina già hai capito dove vuole andare a parare: far finire tutto in caciara.

E uno come il federale di Anagni, al secolo Franco Fiorito consigliere regionale, di caciara ne ha da vendere a tonnellate.

Sotto gli è passata una vasta mole di contante e di relative fatture per i servizi più disparati, che solo una fantasia piuttosto spinta potrebbe catalogare alla voce “rimborsi per attività politica”.

Una delle prime vittime della caciara è il giovane Carlo De Romanis organizzatore della famosa festa tutta zinne e teste di maiale del settembre 2010.

Una festa che è diventata sui giornali, nei bar e in televisione l’esempio visivo di un concetto piuttosto semplice: ce stanno a pija per. Ma proprio tanto.Il bello è che il giovane portaborse di Tajani (e qui uno già capirebbe tante cose) quella festa molto probabilmente se l’è pagata con soldi suoi e non con i rimborsi al gruppo regionale del Pdl come dice Fiorito. Soldi ovviamente sudati e ri-sudati nei primi quattro mesi di mandato (eletto nel maggio 2010) dove in aula intervenne una sola volta.

De Romanis, un’erba che finisce nel fascio. Un po’ ti dici che non è bello generalizzare. Un po’ ti dici: ma va a quel paese te e tutta Roma Nord.

Poi ci sono quelli del gruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio (e quelli di Sel e dell’Idv) che di cotanto magna magna per due anni non si sono accorti: “ci davano i soldi, noi li prendevamo” pare abbia dichiarato il capogruppo Esterino Montino. Se li prendevano e se li spendevano come aggiuntivo canale di finanziamento al partito: convegni più o meno utili, consulenti per la comunicazione, soldi ai media locali.

C’è poi l’Udc che oggi, per non finire nel fascio, ha voltato e rivoltato la propria posizione nell’arco di 12 ore scarse.

In verità la linea, quella definitiva, pare averla dettata Bagnasco, il che indica al Paese il facile e lineare percorso che avranno le leggi sui diritti civili nel caso di un’alleanza vincente tra Bersani-Casini-Vendola.

E infine ci sono quei rompiballe dei Radicali a cui si deve l’incipit dello scandalo laziale.

Ma è noto che, almeno loro, con l’erba non tendono a fare fasci.

Melius abundare

La Sogei ha distribuito in Abruzzo 65.000 tessere sanitarie con la dicitura “Regione Abbruzzo”. Con due B.

Cittadini e certificatori

La Camera dei Deputati discute le modifiche al Regolamento per i gruppi parlamentari, in particolare per ciò che attiene ai finanziamenti.

Se approvate queste modifiche porteranno i gruppi a dover redigere un rendiconto annuale sulle spese. Spese che dovranno essere “solo per scopi istituzionali riferiti ad attività parlamentari” (viene il sospetto che fin qui siano stati un po’ più elastici con i criteri).

Il rendiconto verrà poi pubblicato in Rete.

Nelle ultime ore si discute parecchio della possibile certificazione di questi rendiconti da parte di società esterne o solo a carico del servizio contabilità della Camera.

Dibattito forviante.

Il nodo della questione è invece come sarà strutturato il modello di questo rendiconto che l’Ufficio di Presidenza dovrà preparare: due paginette con dati generali incomprensibili e poco significativi ?

La vera trasparenza sarebbe indicare nel rendiconto voce per voce tutte le spese e allegare in un fascicolo elettronico pure le ricevute e fatture. Tutto pubblicato sul sito della Camera.

A quel punto i cittadini-elettori potrebbero certificare anche da soli la bontà e congruità delle spese dei gruppi parlamentari senza dover scomodare (e pagare) Pricewaterhouse e compagnia.

Google e Snapseed

Notizie di nicchia : Google ha fatto shopping e ha comprato oggi la Nik Software ovvero dei piccoli geniacci del software fotografico. Fare concorrenza ad Instagram con Snapseed è realistico ?

C’era da scommetterci

Nel giro di qualche anno abbiamo disseminato, in tutti luoghi e in tutti i laghi, migliaia di newslot.

Crescono al ritmo di 1.600 al mese. Siamo a quota 380.000 circa. Una ogni 160 abitanti.

Abbiamo creato un mercato, una filiera, un ingombrante giro d’affari, associazioni di categoria, cospicue entrate erariali.

Le newslot e roba simile raccoglieranno nel 2012 suppergiù 50 miliardi di euro (il 50% di tutto il reparto dell’azzardo)

L’80% viene restituito in vincite. Il restante (10 miliardi) se lo dividono, non in parti uguali, concessionari-tabacchini-baristi-Stato.

Vai a domandare ad un barista di levare “le macchinette” e vedi l’effetto che fa. In tre nanosecondi finisci diritto al Tar e anche un po’ affanculo.

Poi qualcuno ha cominciato a pensare che forse si stava esagerando, che aprire la porta del cesso del pizzicagnolo dell’ultima minuscola sperduta frazione e trovarci un videopoker era qualcosa di non propriamente normale per un paese moderno.Ad accorgersene per primi sono stati i sindaci, che sempre più spesso si trovano davanti alla porta dei servizi sociali gente con le bollette da pagare e una fortuna investita in slot machine.

Lo Stato Centrale si prende il grano, i sindaci le grane. Ai sindaci non andava bene.

Nascono così diverse ordinanze e regolamenti comunali che si inventano il giochetto della distanza minima dai luoghi sensibili (scuole, chiese, ospedali) con il pretesto della protezione della categoria mitologica dei “giovani“.

Dal punto di vista logico è una colossale minchiata: i giovani non sono il target delle slot, non hanno un gran budget da spendere, usano molto di più la Rete e le chiese, beh le chiese, di questi tempi non sono proprio un ritrovo abituale di gioventù più o meno bruciata.

Dal punto di vista pratico invece è tutta un’altra faccenda.

In Italia provate a mettervi a 500 metri di distanza da una chiesa o una scuola.

Se ci riuscite avete fatto bingo oppure vi ritrovate in aperta campagna o in una grigia zona industriale.

Le associazioni di settore hanno stimato che il divieto dei 500 metri avrebbe ridotto il numero delle slot esistenti del 60%.

Con queste premesse il decreto Balduzzi di questi giorni ha raggiunto vette di comicità ragguardevoli.

Prima è stato annunciato il divieto dei 500 metri. Poi la retromarcia ai 200 metri, ma solo per le nuove installazioni. Infine sul tavolo del Presidente della Repubblica per la firma di rito è arrivato un testo dove sono spariti i metri, sostituiti da un generico futuro piano di localizzazione dei Monopoli che prima di tutto tenga conto di un fattore: i soldi.

C’era da scommetterci no ?