Il voto “feudale” del PD

Dal piccolo osservatorio della provincia emiliana il congresso, piuttosto bizantino, dell’ultimo partito organizzato italiano svela qualche dato politicamente e sociologicamente interessante.

Renzi batte di misura Cuperlo 42 a 40. Civati si inchioda a 17% e Pittella imita Potenza e non perviene.

A dirlo un anno fa, non si sarebbe detto (di Pittella magari sì).

L’iscritto e militante emiliano-reggiano (che ancora fatica a far propria la mutazione linguistica in “Democratiche” delle Feste dell’Unità) sceglie, non senza un certo travaglio, il sindaco di Firenze.

A guardare da vicino la mappa di questo piccolo osservatorio di provincia, dove in certi circoli si ritrovano a votare in 8 (eroi), ne viene fuori un quadro “feudale”.

Solo a titolo d’esempio.

Nella Correggio di Luciano Ligabue, dalla parte di Cuperlo c’è l’inossidabile deputato Maino Marchi e Cuperlo vince.

Nel comune di Casalgrande l’astro nascente, già bersaniano di ferro, è il sindaco Andrea Rossi che però a questo giro appoggia Renzi e Renzi vince alla grande.

A Vezzano sul Crostolo, piccolo comune pedemontano che esprime un consigliere regionale e il vicepresidente della provincia entrambi lettiani di lunga data e sostenitori di Cuperlo, vince senza storie Cuperlo.

A Scandiano, seconda o terza patria di Romano Prodi, è di casa il consigliere regionale Beppe Pagani renziano di prima istanza e Renzi stravince.

A Quattro Castella il giovane ed intraprendente sindaco appoggia il collega fiorentino e a Quattro Castella Renzi si impone con facilità.

A Cavriago, dove in piazza dimora ancora il busto di Lenin, uomo forte è l’assessore provinciale Mirko Tutino che è civatiano. E indovinate cosa fa Civati all’ombra di Lenin ? Sì, vince.

Nell’ultimo partito organizzato italiano il dirigente locale c’ha ancora il suo fascino.

Ah, a proposito: Pittella a Potenza è pervenuto ed ha vinto. Mantiene il feudo.