Poi spezzeremo le reni al Giappone

Una volta terminata la guerra termonucleare con il Brasile per Battisti, ci andremo sicuramente ad occupare, scatenando l’inferno, dell’estradizione di Delfo Zorzi dal Giappone, così che possa comparire finalmente davanti al tribunale di Brescia che lo sta processando per la strage di Piazza della Loggia.

Procedimento questo che vede imputato anche Pino Rauti (suocero di Gianni Alemanno, sindaco di Roma) e che purtroppo non può contare sulla presenza tra i banchi della difesa dello storico avvocato di Zorzi, quel Gaetano Pecorella già difensore del premier Silvio Berlusconi e candidato dal centro-destra alla carica di giudice costituzionale.

Il falso d’autore della Siae

La Siae smentisce la paternità della proposta di legge anti-pirateria digitale.

E’ un falso. Un falso dal contenuto così verosimile che attribuirlo alla Siae non destava nessun sospetto. Cioè: non ci stupiva che la Società Italiana Autori ed Editori dicesse e scrivesse quelle cose lì.

Un falso assoultamente ben congeniato anche nei particolari: la firma Siae presente nel campo “autore” delle proprietà del file pdf è, ad esempio, un dettaglio ben studiato.

Per non parlare della cura del falsario per il linguaggio.

Prendete il titolo ad esempio: “Disposizioni concernenti la diffusione telematica delle opere dell’ingegno“.

Se cercate su Google “diffusione telematica delle opere dell’ingegno” trovate 7 pagine. Oltre agli articoli che parlano della proposta, l’unico documento precedente è la scheda preparata dall’editore Giuffrè per un libro, questo.

La nuova proprietà intellettuale nella società dell’informazione” è un testo scritto da una dirigente della Siae, con la prefazione del direttore responsabile de “Il diritto d’autore” dal sottotitolo emblematico: “rivista della società italiana degli Autori ed Editori”.

I bravi falsari si distinguono per la cura dei dettagli.

Perchè è nei dettagli che spesso si nasconde il diavolo.

Aborto: Obama e Ratzinger a meno di 6 gradi di separazione

Il video anti-abortista su Obama è stato creato da una piccola associazione ultra-cattolica del Michigan che si chiama Fidelis.

Sostenitore e sponsor della Fidelis è l’ex patron di Domino’s Pizza Tom Monaghan.

Tom Monaghan è anche quel signore che sta completando in Florida, grazie al suo patrimonio, una cittadina dal nome abbastanza significativo: Ave Maria. Un posto che è costruito ad immagine e somiglianza della fede cattolica piuttosto ortodossa del suo fondatore.

Ad Ave Maria c’è anche una università. Ai vertici di questo istituto, da 6 anni, c’è un gesuita di nome Joseph Fessio.

Joseph Fessio, ordinato sacerdote nel 1972, ha conseguito nel 1975 un dottorato in teologia all’Università di Ratisbona.

Il suo relatore alla tesi era Joseph Ratzinger.

A tuttoggi, Joseph e Joseph sono rimasti buoni, buonissimi amici.

Obama allarga il Freedom of Information Act

Con l’ordine esecutivo di tre giorni fa Barack Obama ha allargato ancora di più le maglie del benedettisimo Freedom of Information Act, lo strumento legislativo più moderno in tema di trasparenza pubblica.

In sostanza in caso di qualsiasi dubbio, prevale l’impostazione che il cittadino ha diritto di accedere agli atti.

Non solo: Obama raccomanda alle varie agenzie federali di rendere pubblici tutti i dati senza aspettare le richieste dei cittadini.

Tutto deve stare alla luce del sole.

Il piccione viaggiatore di Register.it

Register.it si definisce:

“Leader europeo servizi registrazione domini, hosting, email..”
“il primo operatore italiano accreditato presso ICANN”
“l’unica società italiana del settore a vantare la certificazione europea di qualità EURO-LABEL e QWeb”

Register.it è anche quella società che non ha un numero di telefono di assistenza per i clienti e se vuoi parlare anche solo un minuto con qualcuno devi tirare fuori la modica cifra di 60 euro.

Un po’ di Nepal

<%image(uma singh.jpg|175|250|uma singh)%> A Kathmandu continuano i black out lunghissimi e i pochi cinema non è che funzionino così bene senza elettricità. Però si trova il tempo di censurare il film commedia “Chandni Chowk to China” (prima che succedano casini) perchè una voce fuori campo sostiene che Buddha è nato in India (invece che in Nepal).

La federazione dei giornalisti nepalesi intanto ha iniziato una raccolta firme per ottenere giustizia e verità dopo l’assassinio, a inizio gennaio, della giovane (25 anni) brava e coraggiosa reporter Uma Singh.

Berlusconi : pubblica amministrazione di nuovo senza carta

Correva l’anno 2002 e Silvio Berlusconi si esibiva come modernizzatore digitale della pubblica amministrazione italiana. Spettacolo ripetuto oggi a 7 anni di distanza e avendo governato, nel frattempo, per circa 5.

Si fornisce, qui sotto, prova video esilerante.

Social Card : quel feticista di Tremonti

Da fine novembre avevo da parte un po’ di appunti per un pezzo sulla social card o meglio detta carta acquisti.

Avevo cominciato a raccogliergli il giorno in cui mi capitò di ascoltare la conferenza stampa di Giulio Tremonti, l’uomo che, dall’ieri all’oggi, è passato dai Suv della Tremonti Bis allo scavalcamento a sinistra dei più azzardati teorici della decrescita.

Da quel giorno di fine novembre ad oggi, molto è stato detto e scritto sulla ‘carta acquisti’. Molti di quegli appunti che mi ero segnato, sono rimasti lì e ho pensato di rigirarveli ora, anche se parecchia acqua è passata sotto i ponti. Partono tutti da affermazioni virgolettabili del ministro Tremonti, uno che ha fama e stampa di primo della classe.

Chi vuole controllarne la reale corrispondenza, potrà facilmente reperire il video sul sito del Governo Italiano.

Siete avvertiti che è una lettura piuttosto lunga.LA SOCIAL CARD E’ ASSOLUTAMENTE ANONIMA ?

Ci tiene a ripeterlo più volte Tremonti : ‘carta di acquisto anonima‘, ‘supporto assolutamente anonimo‘ e ancora : ‘è anonima, nessuno può dire che è una carta che segna socialmente i portatori, la può usare chiunque‘.

L’anonimato si ferma al fatto che sul dorso della social card non ci sono scritti nome e cognome. Ma come indicano le Poste, l’Inps e il senso comune di chiunque abbia un minimo di confidenza con l’uso di carte di credito/debito, le cose stanno diversamente:

A) La Carta deve essere usata solo dal titolare. Firmala nello spazio sul retro e non cederla ad altri.

B) Nei negozi alimentari abilitati al circuito Mastercard devi firmare la ricevuta del POS e, se richiesto, mostrare un documento di riconoscimento. Solo In caso di motivati impedimenti di natura fisica la carta acquisti sarà intestata ad un delegato/tutore.

Uno strano concetto di anonimato.

LA MATEMATICA DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA

Dice Giulio Tremonti : ‘Prevediamo che a regime (la carta acquisti) costi 450 milioni di euro. Noi pensiamo di intervenire su 1 milione e 300 mila cittadini con una carta che vale 40 euro al mese, grossomodo è 450 milioni.’

Il più è intendersi sul grossomodo:

1.300.000 x 40 = 52 milioni di euro x 12 mesi = 624 milioni di euro anno.

Ora le ipotesi sono due :

1) Tremonti ha già messo nel conto, con complessi calcoli, il ritorno dell’iva (tra il 4 e il 10%) e anche quello in termini iperf. Ipotesi azzardata, sia per come è impostato il discorso, sia perché in quel momento il ministro sta parlando di stanziamenti e quindi di soldi che devono uscire.

2 ) il milione e trencentomila di aventi diritto è un numero gonfiato, per far colpo e per dare alla social card un certo impatto. I numeri che escono in questi giorni avvalorano una netta sovrastima del ministro dell’Economia. Finora le carte rilasciate sono 423.000 (il 32% di quelle previste) e concentrate per il 58% in tre regioni (Campania, Sicilia e Puglia). Il numero totale delle transazioni al 15 gennaio è stato di 644.000, con una media a transazione di 33 euro. In sostanza, in un mese e mezzo, i possessori di social card hanno speso poco più di 21 milioni di euro.

LA SOCIAL CARD E L’ELEMOSINA

Tremonti dice: ‘dicono che abbiamo una visione compassionevole e quello del governo è un intervento caritavole. Rifiutiamo questa critica.

Eleos è un termine greco. Sta per ‘compassione’. Da lì viene la parola elemosina.

Wikipedia suggerisce che ‘l’elemosina indica l’atto gratuito di una donazione principalmente in denaro verso una persona bisognosa. Si basa proprio sulla disparità tra chi dà e chi riceve, sul piano sociale ed economico. Inoltre non si propone di stabilire alcun rapporto diretto con la persona ricevente, ma si conclude nell’atto stesso della donazione

Una delle fonti di finanziamento della social card già da quest’anno è la donazione (è proprio una donazione, non altro) di 200 milioni da parte di Eni e di 50 milioni di euro da parte di Enel. Lo stesso ministro dell’economia sottolinea che la carta acquisti è aperta alle donazioni private, anzi le sollecita, tanto che esistono anche le categorie di donatori :

donatore: quelli che danno meno di un milione di euro
donatore partecipante (più di un milione di euro)
donatore sostenitore (più di 20 milioni di euro)
donatore sostenitore dell’anno
lista d’onore (sopra i 100 milioni di euro)

A differenza dello spirito evangelico che impone che non sappia la mano sinistra cosa fa la destra, il donatore della carta acquisti lo può gridare ai quattro venti, con una serie di possibilità elencate dal ministero in questo documento. Si va dal logo sul sito internet, alla ‘facoltà di partecipazione ad eventi pubblici riservati ai Donatori Sostenitori eventualmente organizzati dal Ministero dell’economia‘. Roba che fa molto Rotary Club.

Ci sarà ‘disparità sociale ed economica‘ tra la multinazionale Eni e il povero pensionato da meno di 6.000 euro l’anno ?

Nell’elemosina non c’è niente di male. Basta chiamarla come va chiamata e non vergognarsene. Quanto sia corretto poi che un Stato moderno faccia affidamento sull’elemosina per il suo welfare, è un dibattito da lasciare ad altre sedi.

IL FETICCIO SOCIAL CARD

Molti si sono domandati perchè non scegliere di addebitare direttamente agli aventi diritto individuati dal Ministero dell’Economia i 40 euro mensili in pensione invece che attraverso la social card.

La versione di Tremonti è : ‘è solo uno strumento più moderno‘, da abbinare agli sconti delle catene commerciali.

Potrebbero esserci motivazioni meno ‘innovative’.

In primo luogo la Carta Acquisti è uno strumento provvisorio. Accreditare importi direttamente in pensione avrebbe creato dei diritti, mentre la social card andrà avanti a vista, anno per anno, con coperture varie e traballanti (anche attraverso i fondi dei cosiddetti conti dormienti) ed è probabile che passata la crisi lo Stato non la ricaricherà più.

Poi si tratta appunto di una ‘carta acquisti’ e quindi in qualche modo sostiene la domanda e le vendite. I soldi vanno spesi entro quattro mesi. Magari accreditandoli in pensione o dandoli in contanti finiva che qualcuno riusciva anche a risparmiare e a non far girare l’economia.

Poi, sul fronte del marketing politico, la social card è più spendibile. Il semplice piccolo aumento di una pensione ha un effetto limitato. E’ già stato fatto e magari dopo un anno l’elettore-cittadino quasi se ne scorda.

La Carta Acquisti ha invece valore di feticcio. E’ concreta, vicina , quotidiana nel suo soggiornare nel portafoglio.

Nel bene e nel male.

Se le cose infatti vanno male, di norma il feticcio diventa un oggetto carico di significati negativi, pronti a trasferisi su chi il feticcio l’ha progettato e voluto.

Una specie di boomerang devastante.

Da Cicciolina a Villari

Mi ero perso la notizia che Riccardo Villari si è iscritto al Partito Radicale e che ha anche partecipato al Comitato Nazionale ad inizio gennaio.

Da Cicciolina a Villari, la parabola dei Radicali Italiani pare farsi sempre più pornografica.

Italia sì, italia no, italia.info

In attesa di potersi sedere prima o poi sulla poltrona del rinascente Ministero del Turismo, Michela Vittoria Brambilla è tutto un fermento di accordi, comitati, osservatori e conferenze stampa.

Nei primi giorni dell’anno ha firmato, davanti alle telecamere e con stretta di mano degna degli accordi di Oslo o del patto per il disarmo atomico, due fondamentali “protocolli di intesa” con il ministro Frattini e il sottosegretario Adolfo Urso.

C’era in calendario (13 gennaio) anche quello con il ministro Brunetta. Tema: il passaggio delle competenze del fu portale Italia.it (dovrebbe diventare italia.info). Incontro saltato per sopraggiunti impegni.

Devono essere impegni gravosi perchè il tempo di firmare questo accordo pare proprio non si sia riuscito a trovare in più di 6 mesi.

2 luglio 2008, conferenza stampa di Michela Vittoria Brambilla : “credo lo abbia già annunciato il ministro Brunetta: io ho assunto la gestione del portale Italia.it” (video,minuto 47.25)

17 ottobre 2008, intervista a Smau di Michela Vittoria Brambilla : “Ci tengo a dire che entro pochi giorni potremmo presentare alla stampa e ai cittadini questo nostro nuovo progetto (Italia.it) non appena il ministero della funzione pubblica ce ne affiderà la gestione.” (video , minuto 4.01)

07 gennaio 2009 intervista a Libero di Michela Vittoria Brambilla : “Una cosa è certa: il nuovo portale, che attualmente è ancora in capo al Dipartimento dell’ Innovazione Tecnologica del ministro Renato Brunetta, non sarà solo una vetrina.

Se uno non ritenesse Italia.info una cosa piuttosto inutile, magari non gli scapperebbe da ridere alla lapidaria affermazione del sottosegretario Michele Vittoria Brambilla pronunciata il 2 luglio scorso:

per la messa online del portale i tempi.. saranno i tempi miei, che come sapete sono abbastanza celeri

aggiornamento del pomeriggio: pare che oggi B&B (Brunetta e Brambilla) abbiano trovato il tempo di trovarsi e di firmare un documento di 7 paginette scarse, dove in sostanza dicono: del portale se ne occupa la Brambilla e intanto le diamo 10 milioni di euro. Ah sì, fanno anche un comitato. Ma quello non si nega più a nessuno.

domanda : 7 paginette per 6 mesi sono da considerare già in categoria “fannulloni” ?

CTPDM (Comitato tecnico contro la pirateria etc.)

Ieri hanno fatto la conferenza stampa di presentazione del “Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale“. Bondi, Bonaiuti, Masi e compagnia briscola.

Guardando e ascoltando ho avuto un paio impressioni, se volete maligne e ingiustificate :

Primo: che quelli sul palco mastichino pochissimo di Rete e dintorni, se non altro per l’uso reiterato di un termine insulso come “popolo di internet” o per quella cosa fantastica del “per la prima volta apriamo un forum di discussione, renderemo pubblico nei prossimi giorni un indirizzo mail” (Masi, minuto 8.19)

Due : che abbiano già deciso tutto (importare la dottrina Sarkozy in Italia) ma che serva il bel gesto di una commissione.

Ma si sa, io sono maligno e certamente mi sto sbagliando.

(qui la conferenza stampa)

Tre tazze di tè

David Relin l’ho incrociato sui sentieri del Khumbu in Nepal ad aprile.

Era lì per un’intervista per il suo nuovo lavoro.

Il suo primo libro, di cui mi parlò a pranzo, si chiama “Tre tazze di tè” e in quel momento, rimasticando un po’ riso alle verdure, mi venne in mente solo un ricordo molto sfocato di qualcosa letto da qualche parte.

Qualche settimana fa, con molto ritardo, ho rimediato leggendomi “Three Cups of Tea” tutto in un fiato.

E’ davvero una buonissima lettura, che consiglio di cuore.

Si parla poco di montagna e molto di Islam, di lotta al terrorismo, di esseri umani, di convivenza, di come comprendere l’altro.

Si parla di Greg Mortenson e di come una vita possa cambiare ad un semplice bivio.

(per comprarlo)

Quello che non racconteremo mai di Gaza

Quando nella primavera scorsa la Cina sigillò il Tibet ai giornalisti, le proteste e le denunce all’opinione pubblica di certo non mancarano.

Mi pare ce ne siano state meno, ma può essere soltanto un’impressione, da quando Israele impedisce l’ingresso nella Striscia di Gaza alla stampa internazionale.

Intanto Barbara Schiavulli lascia il fronte:

Non abbiamo potuto raccontare le mamme di Gaza che stringono i loro figli e li costringono a dormire in corridoio per paura di qualche proiettile vagante. Non abbiamo raccontato degli ospedali straripanti, della mancanza di sangue, di quelli che dovevano andare a fare la chemioterapia. Non abbiamo raccontato dei fratellini uccisi mentre giocavano. Delle case bombardate con la gente dentro. Non abbiamo raccontato delle urla di dolore, delle ossa che si sgretolano sotto il peso di un soffitto che crolla. Non abbiamo raccontato dei bambini che hanno visto morire i genitori, di quelli che hanno perso un braccio o una gamba. Non abbiamo raccontato il buio delle notti senza elettricità, la mancanza di cibo e di speranza. Neanche il terrore degli animali che tremavano sotto i bombardamenti. Quasi 900 morti. Quasi novecento storie. Che non saranno mai raccontate, perché anche il giorno che entreremo, sarà troppo tardi.

Massimo Bitonci: deputato, sindaco e pirla

Il livello medio del legislatore italiano, oggi, ha questa faccia qui.

E’ l’onorevole Massimo Bitonci della Lega Nord che ieri, in commissione Bilancio, ha proposto l’emendamento 8.04 al decreto anticrisi del Governo.

L’emendamento del commercialista Bitonci, appoggiato dal relatore e dai colleghi di maggioranza, prevede che se uno “straniero” (aveva scritto proprio straniero,ma poi gli hanno chiesto di cambiarlo in “non comunitario” perchè non sta bene) vuole aprirsi una partita iva favorisca, prego, una fideiussione di diecimila euro.

E’ evidente che si tratta di una colossale, insensata, spropositata, razzista scemata.

Ma in effetti non viene giù a ciel sereno, perchè il nostro è abituato al genere, basti pensare che da sindaco di Cittadella (eh sì, impegna i suoi frenetici neuroni come sindaco e come deputato contemporaneamente) tra un’ordinanza sul porno nell’edicole e una sui metri quadri minimi per ottenere la residenza, ha trovato il tempo di sostenere che “i platani sono cancerogeni per l’uomo“.

ps: il termine “pirla” del titolo ovviamente è riferito al senso etimologico del termine, ovvero trottola (Bitonci si divide freneticamente tra comune e parlamento, temo senza grandi risultati). Così per star sicuri che nessuno capisca male.

Esseri umani e pesci sì, Palestinesi e Israeliani non so

Ieri BBC ha pubblicato una raccolta delle ormai note capacità oratorie del presidente in scadenza George W. Bush.

Cose abbastanza note tra cui primeggia, a mio modesto parere, quella che ebbe a pronunciare otto anni fa durante la sua prima, vittoriosa, campagna elettorale presidenziale in una cittadina del Michigan:

I know the human being and fish can coexist peacefully“.

Già allora avremmo dovuto intravedere il destino che ci si parava davanti.

I saldi dell’informazione

Servizi, riprese, interviste, collegamenti in diretta da centri commerciali e outlet manco fossimo al fronte.

E’ il pessimo spettacolo propinato in questi giorni dal sistema televisivo unificato, per non dire unico, sulla stagione dei saldi.

Microfoni buttati a casaccio sotto i denti dello sfortunato di turno, che se si azzarda a dire qualcosa che va un millimetro oltre la sublime ovvietà viene tagliato. Perchè qui, mi scusi, mica stiamo a fare riflessioni, qui bisogna vendere e comprare. L’ha detto e ripetuto in tutte le salse anche quello che il sistema televisivo unico l’ha inventato.

Informazione sottocosto, svenduta a buon mercato, roba che impegna molto meno risorse e professionalità di una cosa che si dovrebbe chiamare giornalismo.

Giornalismo che è ormai merce introvabile sugli scaffali dell’Italia riflessa nel tubo catodico.