Simona Pari e Simona Torretta libere

<%Image(20040929-Torretta Pari.jpg|170|119|Iraq : Simona Torretta e Simona Pari liberate dopo riscatto - consegnate a Scelli Croce Rossa)%>

Dal blog alla carta (straccia ?)

L’idea non è nuova ma non è nemmeno cattiva, a patto che non si arrivi a triturare i maroni a parenti e amici (che inevitabilmente non lo saranno più) come qualcuno faceva un tempo con certi libri di poesiole partoriti di propria testa e stampati di propria tasca (in lotti minimi indigeribili).

Fortuna che oggi c’è la tecnologia, fortuna che oggi c’è il Print-On-Demand, perchè davvero non avrei retto alla visione di certi scatoloni di poesiole finiti in cantina ad allietare l’animo gentile delle pantegane.

(Personalità Confusa su carta è da collezionisti)

Le magagne di Google News

Che Google News faccia d’acqua da parecchie parti non è una novità dell’ultim’ora. Basta ricordare l’involontaria ironia del tam tam delle notizie sul crack Parmalat catalogate con algoritmica cocciutaggine nella sezione “Spettacolo“.

Non è nemmeno robetta fresca il dibattito “meglio l’uomo o meglio la macchina ?” ripreso in questi giorni da un articolo su Online Journalism Review.

Di nuovo (almeno per me) c’è invece la segnalazione (con relativa spiegazione di Ethan Zuckerman) della seguente magagna di Google News (versione US):

se si cerca “Kerry” i risultati riportati vengono da fonti “autorevoli” e note mentre se la ricerca è “John Kerry” si è investiti da un valanga di fonti “minori” (un po’ sballate) e orientate in stragande maggioranza contro il candidato democratico. Un po’ è caso e un po’ è un trucco.

Insomma c’è qualche uomo che ha imparato a conoscere i comportamenti della macchina e ottimizza il proprio sito per farsi masticare bene dall’algoritmo di GoogleNews e finire dritto in cima ai risultati.

Non è roba da poco se si pensa che Google News in agosto ha fatto quasi 6 milioni di visitatori.

C’è chi l’ha capito anche in Italia. Basta traslocare qui da noi l’esperimento americano. Parola d’ordine: “Silvio Berlusconi” Come si può intuire l’onnipresente “Corsera” non c’entra un fico secco con quelli di via Solferino, anzi.

E’ piuttosto il passatempo di Matteo Corsini, rampollo di nota dinastia immobiliare romana che, stando alle cronache, nell’ultimo anno ha annunciato di voler comprare un po’ di tutto : dalla Cirio-Lazio, a Versace, all’Alitalia.

Tra le altre cose sembra che a Corsini, che ha piazzato sul mercato Botteghe Oscure, non stia simpaticissimo il PresDelCons, o comunque di certo (visti certi soondaggi) Silvio Berlusconi non sta simpaticissimo ai lettori del Corsera.

La prossima volta quindi che leggerete su Google News un duro attacco del Corsera al premier, con tutta probabilità non si dovrà dimettere un altro Ferruccio De Bortoli.

PS: Brutti tempi. Al siur Bandana non gli vogliono più bene nemmeno i palazzinari.

La controinformazione dai piedi d’argilla

Circola in Rete da qualche giorno questo articolo di Roberto Saviano che propone una ricostruzione del rapimento di Simona Torretta, Simona Pari, Ra’ad Ali Abdul Aziz e Mahnaz Bassam.

Metto subito il dito nella piaga dicendo che questa ricostruzione “suona” davvero stonata. Non è ovviamente un giudizio su Roberto (che non conosco) e nemmeno sul suo lavoro in generale, ma solo e soltanto un appunto su quest’articolo.

Una ricostruzione “stonata” in primo luogo perchè cerca di accreditare come una grande verità taciuta e volutamente censurata dai media tradizionali e dal sistema, una semplice ipotesi tra le tante:

“Il sequestro delle due Simona che ieri un messaggio lanciato nel web vuole addirittura assassinate, è strettamente legato al sequestro dei quattro “impiegati” italiani sequestrati in Iraq: Fabrizio Quattrocchi, Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino. Questo sequestro invero rientra in una logica di conflitto le cui parti in causa nessuna inchiesta ha voluto svelare ed i cui motivi sono talmente chiari da avere il ben fondato dubbio che ci sia una generale e pervicace volontà di non lasciarli emergere compiendo una vera e propria scelta di censura.”

Continuando nella lettura l’unico elemento provato che l’articolo cita per legare i due sequestri è il fatto (noto da molto tempo) che Paolo Simeone e Valeria Castellani lavoravano fino all’inizio di gennaio 2004 per “Intersos” il primo e per “Un Ponte per” la seconda. Tutto qui. Poco davvero, a mio parere, per gridare al complotto. Di mio ci potrei aggiungere che non solo Paolo Simeone lavorava nelle stesse ong ma che, di più, ha conosciuto sia Simona Pari che Simona Torretta. Questo ovviamente non può provare assolutamente nulla e rappresenta una base davvero fragile per costruire una teoria almeno plausibile.

Il resto sono ragionamenti e congetture (“la dts…un’azienda americana capace di fatturare cifre altissime”, ma qualcuno ha visto il bilancio della dts?), legittimi fino al punto in cui non si spacciano per verità censurate.

Se si pretende di fare Controinformazione bisogna forse mettere da parte i vizi di certa Informazione.

Un brutto segnale

Dopo quello di stanotte arriva un altro terribile annuncio sul presunto assassinio di Simona Pari e Simona Torretta e sull’anticipazione di un video. Il sito su cui appare è www.alezah.com già usato in passato per diverse rivendicazioni dai gruppi vicini a Al-Zarqawi. Un brutto segnale.

Questo è il messaggio comparso sul forum.

Fotoblog a tua insaputa

<%image(20040918-sconosciuto.jpg|160|120|I Found Some Of Your Life )%>

Fate conto di trovare una memoria di una macchina fotografica digitale in un taxi di New York con dentro 227 foto datate luglio 2003-luglio 2004. Rappresentano un anno di vita di un perfetto sconosciuto.

Avete cento possibilità. Una di queste, piuttosto bizzarra, è cominciare a pubblicare una foto al giorno e provare a capire, e raccontare. Questo fa il blog “I Found Some Of Your Life”.

Difficile dire se sia una progetto creativo o una storia vera. Di certo un’idea originale.

You are unknown to me.

Your camera’s memory card was in a taxi; I have it now.

I am going to post one of your pictures each day.

I will also narrate as if I were you.

Maybe you will come here and reclaim this piece of your life

Distruggere un sito pixel a pixel

Ecco io consiglierei di sbrigarsi. Forse mentre leggete c’è ancora tempo, forse no. Questo sito si autodistrugge visita dopo visita. Le foto di Goodbye Romania si cancellano pixel dopo pixel, inesorabili, man mano che il contatore di chi le osserva sale. La “provocazione artistica” è di Maria Mayer e Ian Curry.

Foglia di vite

<%image(20050311-foglia vite macro.jpg|780|585|foglia di vite)%>

Spam ed erezioni

Secondo Commtouch Inc. su tutto quel bel popò di spam che gira in Rete (dicono abbondantemente sopra il 70% dell’e-mail totali) circa il 24% è costituito da pubblicità di Viagra. A quanto pare c’è in giro parecchia gente con qualche problemino o con l’ansia da prestazione.

Iraq, Terrorismo e sequestri : l’acqua sporca del web

<%image(20040913-Simona Torretta Simona Pari.jpg|398|114|Simona Torretta, Simona Pari, Ra'ad Ali Abdul Aziz e Mahnaz Bassam)%>

Giuseppe D’Avanzo oggi su Repubblica ribadisce un concetto che in Rete in molti hanno già espresso : per chi conosce un minimo le dinamiche del web, le rivendicazioni e ultimatum sul sequestro di Simona Torretta, Simona Pari, Ra’ad Ali Abdul Aziz e Mahnaz Bassam sono fino a prova contraria facili giochetti che chiunque può mettere in opera con un cavo telefonico e un account internet.

In un altro passaggio D’Avanzo analizza quella che definisce altra “acqua sporca” :

….In quelle stesse ore, tuttavia, comincia a gocciolare dell’acqua sporca. Una fonte istituzionale rivela alla Stampa che “Mohammed Hussein Ramada, detto Ghareeb (in arabo “lo straniero”) rimasto ucciso durante il sequestro di Enzo Baldoni, era di casa nell’ufficio di Bagdad di “Un ponte per…” ed era stato presentato al giornalista milanese proprio da una delle volontarie”. La circostanza è smentita poche ore dopo da accreditate fonti dell’intelligence italiana e, quel che più conta, da dirigenti di “Un ponte per…”.

Chi ha l’interesse, nelle istituzioni, a creare un nesso (finora non documentato) tra la morte di Enzo Baldoni e il sequestro delle due Simone?

In verità forse, in questo caso, non c’è nessun mistero (o quasi). Senza girovagare tra fonti istituzionali e di intelligence basta passare ancora una volta dal web.

Qualche giorno fa, nei primi momenti del sequestro delle due italiane e dei due iracheni, chi visitava il sito di “Un ponte per..” trovava tra gli altri un comunicato particolare che non poteva non attirare l’attenzione del lettore, anche alla luce di quello che era accaduto pochi giorni prima ad Enzo Baldoni e al suo accompagnatore “Mohammed Hussein Ramada, detto Ghareeb”. Ad una prima occhiata chi cerca oggi sul sito di “Un ponte per..” quel comunicato non lo trova. Solo con un piccolo escamotage si può recuperarne una copia dalla cache di Google:

Iraq. Questa guerra ci ha portato via due amici.

Data: 27 08 2004

Campagna: Un ponte per Baghdad

Uno si chiamava Gharib, era un iracheno di origine palestinese, gioviale e generoso, sempre pronto ad essere lì dove la guerra colpiva per tentare di salvare qualcuno. Andava e veniva da Falluja, durante l’assedio statunitense, per portare i feriti negli ospedali. Ora si stava dedicando alle vittime di Najaf. Gharib è una delle tante vittime irachene di questa guerra, vittime di solito senza nome né volto.

L’altro amico si chiamava Enzo, era con Gharib quando quest’ultimo è stato ucciso, forse tentando di difenderlo.

Abbiamo conosciuto Enzo a Baghdad, era passato più volte nel nostro ufficio prima di partire per Najaf. Enzo non era solo un giornalista. Era apertamente contrario alla guerra e alla partecipazione italiana alla occupazione dell’Iraq. Voleva sapere di più di quanto di solito si dice di questa guerra, e voleva raccontarlo.

Enzo e Gharib non sono vittime solo dei terroristi, ma di una guerra che non volevano. Ci uniamo oggi al dolore delle loro famiglie. I volontari e gli operatori di Un ponte per…

Ovviamente questo messaggio lascia aperto il campo alle più diverse interpretazioni e non può significare nulla di assoltamente preciso e provato. L’unica cosa che suggerisce è di non lasciare per strada nessun indizio e nessuna pista, sopratutto oggi che si è costretti a correre dietro a certi ultimatum virtuali.

Google fa 6

Per chi non se ne fosse accorto Google oggi fa sei anni. Il 7 settembre 1998 l’avventura cominciava non proprio nel classico garage, ma quasi:

On September 7, 1998, Google Inc. opened its door in Menlo Park, California. The door came with a remote control, as it was attached to the garage of a friend who sublet space to the new corporation’s staff of three. The office offered several big advantages, including a washer and dryer and a hot tub. It also provided a parking space for the first employee hired by the new company: Craig Silverstein, now Google’s director of technology

“Campioni” sarete voi

Uno rientra tardi e si trova sullo schermo la prima puntata di “Campioni, il sognoreality a sfondo calcistico di Italia 1.

Nel quarto d’ora di visione (quindi giudizio parziale più che universale), compare una combriccola di ragazzotti con regolare tatuaggione sul bicipite abbronzato, capello unto, sponsor d’ordinanza e gnocca d’accompagnamento (pardon). Combriccola che non trova di meglio che versare grandi lacrimozzi come se piovesse perchè metà della compagnia vien lasciata a casa anzitempo.

In aggiunta magari ti devi sorbire il povero Mancini che ti conferma che “umanamente il momento più duro e difficile dell’allenatore è scegliere chi resta in panchina o addirittura in tribuna“. Ah beh, si beh.

Ora, senza offendere nessuno, ma queste son gran minchiate. Saranno gusti miei ma alla combriccola suddetta preferisco cento volte il Due Madonne.

Preferisco cento volte quell’altra banda di debosciati con cui da vent’anni calpesto campi scassati di provincia, nonostante la ragione e la forza di gravità consiglino diversamente. Campi, dove le linee sembra che le abbia tirate uno dopo un paio di litri di rosso e per gli spogliatoi sia passato l’uragano Frances.

Campi dove per il mister, “umanamente parlando“, il momento più difficile è trattenersi dal mandarti a cagare e far venir giù santi e madonne a due passi dalla canonica quando tiri un rigore a cucchiaio (e per inciso, ahilui non becca miliardi per mandarti in panchina, che la tribuna non c’è proprio).

Come ovvio questi sono gusti miei, che magari quelli sono davvero Campioni e noi soltanto coglioni.

PS: La sigla del programma è di Gigi d’Alessio. Ah beh, si beh.

Potenza della globalizzazione

Da qualche tempo i vicini, una tranquilla famigliola dagli occhi a mandorla, mi stanno facendo un corso accelerato di musica. In questo momento dalle finestre della loro casa esce una specie di Laura Pausini versione cinese. Potenza della globalizzazione.