Il gommone di Josefa

Cosa è successo a Josefa e ai suoi compagni di viaggio ?

Qui avevo provato a rispondere mettendo insieme un po’ di dati e fatti, in mezzo a tantissima confusione (che le autorità italiane potrebbero aiutare a dissolvere pubblicando tracciati, immagini satellitari e comunicazioni in loro possesso).

Open Arms ha parlato di abbandono di persone in mare. Il ministro Salvini ha parlato di fake news. La “guardia costiera” libica ha parlato di “soccorso professionale” portando la testimonianza della giornalista tedesca Nadja Kriewald imbarcata su una motovedetta che è intervenuta nel salvataggio di un gommone e che afferma che tutti, per quanto ne sa, sono stati tratti in salvo.

Qualcuno ha cominciato a sostenere che si trattasse di due interventi diversi e di due gommoni diversi. Ma probabilmente non è così e le cose si complicano e diventano più gravi.

Una delle foto che è circolata meno sul ritrovamento del gommone da parte di Open Arms è stata scattata da Pau Barrena. E’ quella sopra.

Rispetto alle altre è stata scattata da più lontano e prima di intervenire per salvare Josefa. Il gommone, seppur sgonfio e danneggiato, non è ancora in pezzi. E’ “integro” e per prima cosa ci racconta che i corpi erano a bordo, impossibili da non vedere.

Rispetto alle altre immagini ci fa notare anche alcuni particolari del gommone ed in specifico la poppa, dove era posizionato il motore. Sul lato sinistro si nota evidente un segno rosso verniciato.

(aggiornamento: in una versione a più alta definizione anche sul lato destro si nota un segno rosso sul bordo posteriore rigido del gommone ormai piegato in acqua)

Nadja Kriewald e la N-TV hanno pubblicato finora solo un primo breve video del soccorso al gommone.

Ci sono solo pochi fotogrammi del gommone ripresi di notte. Si nota però un particolare: un segno rosso.

A destra è nella stessa posizione di quello della foto di Pau Barrena.

Sul lato sinistro siede invece un uomo e la zona rimane in ombra. Schiarendo digitalmente l’immagine ed esaltando la saturazione si nota però qualcosa di rosso sul bordo (non la maglietta dell’uomo).

Sono immagini di scarsa qualità, ma Nadja Kriewald e il suo operatore hanno molto “girato” della scena del recupero e quindi anche del gommone. Immagini a più alta qualità che riusciranno ad evidenziare meglio questi dettagli, che se confermati, indiscutibilmente evidenzierebbero che si tratta dello stesso gommone.

E che tre esseri umani sono stati abbandonati in mezzo al mare.

Cosa è successo a Josepha ?

Ricostruire cosa è accaduto a Josepha e ai suoi compagni di viaggio (quelli vivi e quelli morti) nel mezzo del Mediterraneo a metà luglio 2018 è un modo per ridare umanità e senso alle storie delle migliaia di persone che hanno tentato di attraversare il mare in questi anni.

Josepha è rimasta aggrappata per molte ore alla vita e ai resti di un gommone. Noi proviamo a rimane aggrappati ai fatti e se possibile alla verità.

Ore 7.30 di martedì 17 luglio: una barca della ong spagnola Open Arms trova a circa 80 miglia dalla costa libica (e altrettante da Lampedusa) i resti di un gommone con i cadaveri di un bambino e una donna. E poi trova Josepha, che è ancora viva.

Ore 16.00 di lunedì 16 luglio (il giorno prima): nell’area del ritrovamento di Josepha entra la portacontainer Triades diretta a Misurata. Probabilmente avvista i migranti e avverte autorità (quali è da stabilire). Triades, come evidenziano le tracce registrate, rimane lì fino a dopo le 22.00. Siamo al confine tra l’area SAR (Search and Rescue) di Malta e la neo-costituita (meno di un mese fa) SAR libica. Fino a giugno il soccorso sarebbe stato di competenza europea.

Ore 22.00 di lunedì 16 luglio:  Arriva sul luogo una imbarcazione della guardia costiera libica. La testimonianza è della giornalista tedesca Nadja Kriewald presente con un operatore a bordo. Le operazioni di soccorso di 165 persone sarebbero continuate fino alle 23.00. La Kriewald afferma (nel racconto riportato da Udo Gumpel) che “non può confermare certamente, data la situazione notturna, che dopo il trasbordo dal gommone a bordo della nave non ci fosse rimasto nessuno a bordo” e che “non si può neanche sapere se c’era, nelle medesime acque, un altro gommone simile“.

Il racconto combacia con il comunicato della guardia costiera, riportato dai media libici, sul salvataggio di 165 persone (e del cadavere di un bambino piccolissimo) a 76 miglia a nord della costa di Gasr Garabulli, tra Tripoli e Homs. Nello stesso comunicato, dato molto importante, la guardia costiera libica si lamenta delle mancanza di mezzi adatti al soccorso notturno.

I migranti recuperati, secondo la guardia costiera, sono poi arrivati a Tripoli alle 4 del mattino del 17 luglio per poi essere trasferiti al centro di detenzione di Tajura.

Secondo Kriewald (e secondo la guardia costiera libica) i migranti erano in mare da tre giorni e questo è compatibile con i primi racconti di Josepha.

I fatti fin qui.

Rimangono aperte alcune domande: 

Chi ha avvistato per primo i gommoni ?

E’ stato contattato il centro MRCC di Roma ? E se sì quando ?

Perchè sono stati lasciati in mare cadaveri e una superstite ?

Quali operazioni di soccorso ha svolto la Triades ?