Da V per Vendetta a Spider-Man

L’unica auspicabile soluzione nel breve termine per l’Italia oggi è che l’immaginario collettivo del Movimento 5 Stelle passi da “V per Vendetta” a “Spider-Man“, da Alan Moore a Stan Lee (e tanti saluti anche ai Wachowski).

Da un grande potere derivano grandi responsabilità” suggeriva lo zio Ben.

Se sei Peter Parker ti puoi permettere molta più libertà. Se vuoi essere Spiderman no.

La prospettiva di andare in Parlamento a fare i cani da guardia del potere fa parte degli scenari pre-elettorali. Oggi la valanga di voti apre nuovi orizzonti.

Stare lì a veder passare il cadavere dell’Italia dopo un impopolare governissimo, per poi passare all’incasso elettorale, sarebbe roba facile facile. Ma anche vecchia vecchia.C’è invece l’opportunità concreta di portare a casa alcuni risultati incredibili nel brevissimo periodo: nominare un uomo perbene alla Presidenza della Repubblica, cambiare la legge elettorale, riformare il sistema parlamentare, ridurre i costi della politica, regolare il conflitto di interessi, rendere trasparente il sistema finanziario, varare norme serie contro la corruzione, far rientrare l’impegno militare all’estero e le spese militari. Tutti obbiettivi di primo piano del Movimento 5 Stelle.

Che poi a guardar bene sarebbe il programma più a sinistra della storia repubblicana.

Per farlo però è necessaria un’altra condizione essenziale: il drastico immediato rinnovamento del centrosinistra che dovrebbe archiviare una generazione, rinunciare a Bersani come Presidente del Consiglio e puntare su un governo fatto da soli esponenti alla prima legislatura.

E’ la soluzione più probabile ? No di certo.

Quella più semplice ? Affatto.

Ma a volte essere l’Uomo Ragno è una gran fatica.

Matita copiativa con retrogusto

Che poi le matite copiative sono in giro dal millenovecento e sciufola e se le lecchi magari senti quel retrogusto intenso del nonno morto che voto sì al referendum sul divorzio.

Affuenza neve: 40 centimetri

Da queste parti (alle sei di pomeriggio) ci sono già a terra 40 centimetri di neve.

Il quorum è a portata di mano.

Domani poi testiamo per davvero il proverbiale attaccamento degli emiliani alle urne.

Un paese perbene

Siamo arrivati al 24 febbraio quasi senza accorgercene.

Tutto è filato via come in un rituale scontato e le elezioni-spettacolo, con la mobilitazione dei sofisticati mezzi di comunicazione di massa, hanno avuto platee scettiche e poco affollate.

Siamo diventati più maturi o più indifferenti ? Forse l’uno e l’altro. Oggi, alla resa dei conti di questo mese spento e dimesso, comprendiamo tuttavia che la corsa elettorale è stata sottovalutata in partenza per stanchezza e delusione della gente. Adesso anche molti di coloro che avevano sventolato una scheda bianca di minacciosa protesta si rendono conto che questo 24 febbraio può essere molto importante.

Chiunque vinca o sia sconfitto, guadagni o perda voti, aumenti o diminuisca di poco o di molto il proprio consenso, sappiamo già di non poterci aspettare dall’avvenire niente di allegro.

Sappiamo già che dovremo affrontare un periodo duro, difficile. E’ forse soprattutto la consapevolezza, cosciente o sotterranea, di questa prospettiva che ha indotto molti a seguire la campagna elettorale con distrazione, senza speranza né fiducia. Ma basta poco perché la sfiducia diventi abdicazione, pigrizia civile, irresponsabilità. Simili sindromi collettive sono risultate nella storia lentamente distruttive per le società democratiche e in cambio non hanno mai dato nulla di buono. Perciò gli italiani, lo speriamo, hanno vinto a poco a poco questo sentimento di rigetto elettorale. Si accingono oggi a votare decifrando fra tante parole apparentemente tutte eguali quelle più sincere e giuste.

Scegliere gli uomini che dovranno con animo e idee nuove affrontare la sfida della crisi italiana non significa andare alla ricerca di protagonisti del destino, che fortunatamente non si intravedono. Ma scegliere i più onesti e credibili, in quei partiti che hanno le radici nella democrazia, nelle migliori tradizioni civili, in un passato prossimo né arruffone né ambiguo.

Ci sono, questi uomini? Alcuni ce ne sono. Anziché livellare l’intera classe politica accomunandola in un disprezzo cosi generico da risultare ingiusto e rinunciatario, usiamo il voto per rinnovare, confermare, eliminare e promuovere. Se la qualità complessiva del Parlamento risulterà più alta è ragionevole sperare che le cose andranno meglio di ieri, che i governi saranno più affidabili per competenza, risolutezza e quindi stabilità.

Certo, vi saranno grandi problemi da affrontare, prima di ogni altro appunto quello del funzionamento moderno e rapido del Parlamento. Senza coraggiose riforme, politici più efficienti e volenterosi non basteranno; ma questi e altri cambiamenti della vita italiana avranno tante più probabilità di riuscire bene quanto più si misureranno con essi uomini capaci.

Per queste ragioni il malumore della scheda bianca, anche se motivato da molti fatti, va superato e vinto. Dobbiamo scegliere, senza aspettative messianiche, ma rifiutando ogni superstite indifferenza.

In passato, la passività, la mancanza di sensibilità per quel momento cruciale della vita democratica che sono le elezioni potevano trovare giustificazione nell’arretratezza, nell’incultura, in assetti sociopolitici che impedivano o scoraggiavano la partecipazione.

Oggi il Paese è molto cresciuto, malgrado gli scandali e le disillusioni.

E’ in grado di dare alla prova elettorale un segno più profondo del semplice rimescolamento di carte per gli equilibri del prossimo governo. E’ in questo spirito, ci auguriamo, che oggi gli italiani andranno a votare.

Viste con preoccupazione e diffidenza quando si profilarono, queste elezioni possono invece risultare il piccolo incidente della storia che ribalta in positivo lunghi anni di crisi.

Dobbiamo almeno provarci.

I sacrifici che in ogni caso ci aspettano potranno essere ripagati dalla speranza di vivere dopo il 24 e 25 febbraio 26 giugno in un Paese più giusto e perbene.

Che magari con altri 30 anni ce la facciamo per davvero.

ps: beh sì, una decina di parole originali son dovute sparire dall’articolo del 26 giugno 1983, perchè se no il gioco non veniva bene.

Scheda bianca

Com’è come non è, va a finire che sarà scheda bianca.

Nel senso metereologico del termine.

Perchè da queste parti da giovedì a domenica c’è un certo rischio di veder venir giù un po’ di neve.

“Elettori andate al mare !” invitata qualcuno in tempi di referendum.

A questo giro, anche volendo, vien difficile.

Quando Grillo copia Mariapia Garavaglia

Oggi Beppe Grillo ha detto che in caso di vittoria alle elezioni il primo provvedimento sarà l’introduzione del reddito di cittadinanza.

Una piccola rivoluzione per il welfare italiano.

Un tema molto serio che altrettanto seriamente in Italia è stato affrontato e promosso in questi anni da diversi settori della società civile e in parte anche dalla politica.

Ad oggi la campagna per una legge sul reddito minimo garantito ha superato le 50.000 firme.

Nell’ultima legislatura il “reddito minimo di cittadinanza” è stato anche oggetto di una proposta di legge di alcuni senatori del Partito Democratico (tra cui un’insospettabile Mariapia Garavaglia).

La cosa curiosa è che nel programma ufficiale del “Movimento 5 Stelle” depositato a gennaio, il reddito di cittadinanza non c’è.

C’è invece il “sussidio di disoccupazione garantito” che però è tutta un’altra cosa.

Insomma quello del “Movimento 5 Stelle” è un programma piuttosto movimentato.

Niente di male, basta che poi non ci si bulli troppo con “ci copiano il programma !

Perchè poi uno finisce per pensare che il guru di Beppe sia l’insospettabile Mariapia Garavaglia.

Tos alarm

Era l’inizio del 2009 quando tra le tante idee strampalate e bislacche che appaiano e scompaiono nell’arco di una giornata, era saltata fuori dal mucchio quella ribattezzata in un attimo “Tos Alarm“.

In pratica: visto il crescente numero di servizi online a cui aderiamo sottoscrivendo in un baleno paginate di “Terms of Service” scritti in legalese con carattere lillipuzziano e nota la tendenza delle aziende a modificare a proprio vantaggio i termini iniziali, perchè non creare un servizio che tiene traccia delle modifiche dei servizi a cui sono iscritto e mi avverte tempestivamente ? (tecnicamente c’entrava allora Yahoo Pipes).

Oggi scopro che una cosa simile l’hanno messa in piedi a gennaio quelli di Docracy.

Ma continuo a pensare, nella mia pigrizia, che Tos Alarm rimanga un nome decisamente più figo.

Berlusconi e la filantropia

Martedì sera un Berlusconi stanco e impacciato è stato intervistato a Ballarò e ha parlato del suo ritorno in campo con un “canovaccio” che va ripetendo qua e là da qualche mese:

Ero indirizzato ad un tramonto operoso. Avevo fondato una fondazione intitolata al nome di mio padre per costruire ospedali per bambini nel mondo. Ne ho già realizzato uno in Amazzonia e un orfanotrofio in Thailandia. Ne sto costruendo un altro in Africa.

Da queste parti ovviamente ci si augura che a marzo, passate le elezioni, Silvio Berlusconi possa tornare ad occuparsi a tempo pieno delle proprie attività filantropiche costruendo non uno, non dieci, ma cento ospedali in giro per il mondo. Del resto secondo il suo programma gli ospedali saranno quattro il primo anno e poi via via ad aumentare.

Detto questo è bene precisare che “l’ospedale in Amazzonia” e “l’orfanotrofio in Thailandia” sono con tutta probabilità due opere realizzate nel 2005 dalla Comunità Incontro di Pietro Gelmini che prima di abbandonare il sacerdozio e finire sotto processo per abusi sessuali (anche su minori) era più noto come don Gelmini.

Don Pierino Gelmini, legato da molti anni da grande e solida amicizia a Silvio Berlusconi e a parecchi altri politici di centrodestra, non vedrà mai una sentenza. Il suo processo è stato sospeso a tempo indeterminato a causa dell’età e dei disturbi cardiaci. Nel dossier raccolto dalla squadra mobile di Terni che poi ha portato al rinvio a giudizio si accenna anche a presunti abusi su giovani thailandesi e boliviani.

Ma all’orfanotrofio in Thailandia Silvio Berlusconi pare tenere particolarmente, perchè lo tira fuori anche in un incontro del 2009 con Bob Geldof, passato da Roma per ricordare al premier le sue decennali promesse da marinaio sui fondi alla cooperazione internazionale: “io quest’anno ho finanziato un orfanotrofio in Thailandia !“.

Sarà forse per quelle grandi targhe dallo sfondo nero e i caratteri dorati (foto sotto) che don Gelmini ha fatto piazzare a Lamsai vicino Bangkok: “instituto scolastico e professionale Silvio Berlusconi“.

L’orfanotrofio di Berlusconi in Thailandia.

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Due anni di Registro delle Opposizioni

Ad inizio febbraio il Registro delle Opposizioni ha compiuto due anni. Un compleanno passato decisamente inosservato.

La Fondazione Bordoni, che si occupa della gestione tecnica dello strumento “anti-telemarketing”, non aggiorna più i dati di iscrizione da novembre 2012. Il dato ufficiale è quindi fermo a 1.161.424 utenze. Una stima attendibile è che oggi gli iscritti siano circa 1,2 milioni, un dato che rappresenta l’8% del totale.

La tendenza è comunque al ribasso, come mostra il grafico qua sotto. Nel primo anno di attività si erano infatti iscritti in 900.000. Raggiungere i livelli di altri paesi europei (ad esempio la Gran Bretagna) assomiglia oggi ad un’impresa disperata.

Del resto il Registro delle Opposizioni è nato sotto la spinta potente delle lobby del settore, ben consapevoli della convenienza numerica e percentuale del passaggio dall’opt-in all’opt-out.

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