Vuoi vedere che..

<%image(banner rifondazione.jpg|742|494|banner rifondazione comunista vuoi vedere che)%>Nel panorama un po’ asfittico della comunicazione politica online, quelli di Rifondazione Comunista c’hanno azzeccato.

I banner interattivi che permettono di inviare un proprio slogan dimostrano che alle volte mettere nelle mani dei propri elettori la creatività e la comunicazione vale davvero la pena.

Vedere per credere su vuoivedereche.it

Turisti per caso

Era qualche anno fa. Il sindaco in fascia tricolore, l’assessore gongolante e il pubblico plaudente. Spumante terzacorsiadestra dopo i detersivi, bicchieri di plastica e cin cin.

Finalmente e con grande gioia siamo qui ad inaugurare.

Finito lo spumante, tolta la fascia e dileguato l’assessore qualcuno si tira dietro la porta con due giri di chiave.

Dieci giorni alle elezioni.

Dall’inaugurazione al momento che qualcuno ridiede quei due giri di chiave al contrario, passarono tre anni.

A quelli che al Ministero dell’Innovazione stanno correndo come matti per mettere su il megaportale turistico italia.it entro il 31 marzo, consiglierei quindi di fare un bel respiro e magari di prendersela comoda fin dopo il 10 aprile.

Che, per la cronaca, il sindaco le ha poi perse le elezioni.

L’importanza di chiamarsi Ernesto (o blog)

Non per tornare sull’antico e dibattuto tema “cosa possiamo chiamare blog ?“, ma se imboccassimo la strada del processo per esclusione, con tutta la buona volontà, il primo a saltare sarebbe il nuovo e scintillante “blog elezioni” del Corriere.

Potevano chiamarlo pure Ernesto.

Stai calmo Rocco

Se il Moige esulta, ad un uomo sano di mente la mosca salta al naso in un paio di decimi di secondo.

Niente più patatine per Rocco Siffredi.

L’Istituto dell’Autdisciplina della Pubblicità dà ragione all’associazione dei genitori e sospende lo spot del pornodivo per una marca italiana di snack.

Violati tre articoli del Codice di Autodisciplina a cui si devono attenere “agenzie, consulenti di pubblicità, gestori di veicoli pubblicitari “.

Tanto per dire, il primo articolo del Codice recita :

La pubblicità deve essere onesta, veritiera e corretta. “

E’ già così capisci che è tutta una barzelletta.

Superfluo e necessario

Giustappunto girando la manovella del televisore mi capita a tiro la domanda quasi fondamentale: avevamo proprio necessità di Klaus Davi ?

Berlusconi, gli americani, il cimitero

<%image(berlusconi congresso.jpg|150|111|berlusconi congresso congress cimitero cemetery)%>Sottotitolo: il cavaliere e l’ antologia di Spoon River

Non è che faccia un gran piacere andar dietro alle esortazioni di Clemente Mastella, comunque sia.

Silvio Berlusconi va al Congresso Usa e conclude il suo discorso con un aneddoto (qui il video del passaggio):

“Vorrei concludere ricordando una breve storia.

La storia di un ragazzo che alla fine dei suoi studi liceali fu portato dal padre a visitare il cimitero in cui riposano molti giovani valorosi soldati, giovani che avevano attraversato l’Oceano per ridare dignità e libertà ad un popolo oppresso. Nel mostrargli quelle croci, quel padre fece giurare a quel ragazzo che non avrebbe mai dimenticato il supremo sacrificio con cui quei soldati americani avevano difeso la sua libertà. Gli fece giurare che avrebbe serbato per il loro Paese eterna gratitudine.

Quel padre era mio padre, quel ragazzo ero io.

Quel sacrificio e quel giuramento non li ho mai dimenticati e non li dimenticherò mai.”

Standing ovation del Congresso.

In attesa che lo stesso Silvio Berlusconi specifichi e circostanzi meglio l’episodio, proviamo a mettere insieme un po’ di fatti, così magari aiutiamo il Presidente del Consiglio nella ricostruzione degli eventi (perchè si sa a 70 anni la memoria può giocare brutti scherzi).

a) Berlusconi dice che all’epoca dell’episodio era fresco di diploma liceale. Essendo nato nel settembre 1936 e avendo frequentato l’istituto dei salesiani fino a 19 anni, si può stimare con buona probabilità che la visita deve essere avvenuta negli anni 1955-56 (suvvia stiamo pure larghi fino al 1957).

b) in Italia esistono solo due cimiteri di guerra americani: a Firenze e a Nettuno. Sono di più quelli Alleati sparsi per tutta Italia (anche a Milano ce n’è uno dove sono sepolti soldati del Commonwealth)

Con i loro caduti gli States sono piuttosto precisi.

C’è una commissione apposita “American Battle Monuments Commission” che si occupa di tutti i sacrari Usa sparsi nel mondo e che ospitano le tombe dei 405.399 morti e dei 78.979 dispersi della seconda guerra mondiale.

Esiste un database pubblico dove per ogni caduto è indicato il luogo esatto di sepoltura.

Al Florence American Cemetery si trovano i resti di 4.402 morti e si commemorano 1.409 missing in action.

Al Sicily-Rome American Cemetery and Memorial 7.861 morti e 3.095 dispersi.

Il cimitero di Firenze è stato concluso nel 1959.
Il cimitero di Nettuno nel 1956.

Ovviamente esistevano prima di queste date cimiteri di guerra provvisori americani un po’ in tutto il Paese, ma furono riuniti in questi due luoghi.

Confrontando le date quindi è improbabile che Berlusconi si riferisse al cimitero di Firenze. Compatibile invece quello di Nettuno anche se era appena stato concluso.

Una stranezza ovviamente è che di questo episodio fondamentale della vita – quel sacrificio e quel giuramento non li ho mai dimenticati e non li dimenticherò mai – Berlusconi non abbia mai parlato prima.

Non compare nella sua pur dettagliata biografia, dove viene invece citato l’episodio della madre che salva una donna ebrea e non viene citato in nessuno discorso o documento rintracciabile:

non il 27 maggio del 2002 durante il Memorial Day insieme all’ambasciatore americano Mel Sembler proprio in visita al cimitero di Nettuno; non nel discorso del 3 giugno 2004 commemorando il sacrificio dei soldati americani (Bush era in Europa per l’anniversario dello sbarco in Normandia) . In questo discorso anzi invita proprio i giovani ad andare a visitare il cimitero di Anzio, ma non fa menzione di quel significativo episodio personale:

“E’ giusto che sappiano come per liberare l’Europa i nostri alleati americani hanno pagato un enorme tributo di sangue. Mezzo milione di morti nella seconda guerra mondiale. Oltre settemila morti solo nel D-Day, il giorno più lungo, quello dello sbarco in Normandia. 25 mila caduti, infine, per liberare l’Italia, per liberare il nostro Paese. Alcuni di quei ragazzi riposano nella nostra terra, la maggior parte ad Anzio, dove sbarcarono. Andateci, se potete. In quella distesa di croci, troverete nomi qualunque, nomi sconosciuti: John, Charlie, Robert, Ted, Howard… Nomi di ragazzi di venti, di ventidue, di venticinque anni. Hanno dato la vita per noi. Hanno rinunciato alla loro perché la nostra potesse essere felice, perché noi potessimo essere liberi.”

Un po’ strano. Ma di certo Silvio Berlusconi avrà tempo e modi per raccontare meglio la sua storia.

O no ?