federica guidi tempa rossa

La lobby è sempre nell’emendamento

La sera di venerdì 17 ottobre 2014 la commissione ambiente della Camera sta discutendo, in sede referente, il disegno di legge che giornalisticamente viene definito “Sblocca Italia”. La seduta è iniziata alle dieci di mattina e continua ad oltranza. All’ora di cena il rappresentante del Governo (con tutta probabilità il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari) presenta un emendamento (il 37.52) che prende di sprovvista tutti, compreso il capogruppo del Partito Democratico. L’emendamento vuole applicare deroghe speciali ad alcune tipologie di opere molto specifiche e particolari.

Le opposizioni insorgono e il presidente della commissione Realacci (PD) giudica l’emendamento inammissibile.

L’emendamento è quello che in una intercettazione il ministro Guidi definisce con il proprio fidanzato “quello che mi hanno fatto uscire quella notte“.

La ministra Guidi però non si arrende e a metà dicembre presenta l’emendamento 2.9818 alla legge di stabilità, in sostanza lo stesso che ha cercato di far passare nottetempo con un blitz in commissione ad ottobre.

In quei due mesi di attesa nel frattempo il fidanzato del ministro continuava nella sua attività di lobbying. A quanto pare efficace.

Pregare per

L’hashtag “#PrayForNigeria” che ha cominciato a scalare le classifiche di Twitter da ieri è uno “splendido” esempio di come i social possano veicolare pessima informazione.

In risposta agli attentati di Bruxelles è scattato il meccanismo (ormai un classico): “e degli altri morti non parla nessuno ? E i media che fanno ?

Così qualcuno ha preso gli attacchi di Boko Haram al villaggio di Dalori nel nord est della Nigeria di fine gennaio e li ha trasformati nella strage di 86 bambini di oggi, con tanto di foto ormai diventata anch’essa un classico quando si parla di attentati o stragi in Africa, ovvero quella dell’incidente di una cisterna di benzina in Repubblica Democratica del Congo nel 2010.

 

L’ultimo scatto

Tomasz Kizny è un fotografo polacco con un passato in Solidarność. Ha dedicato molta della sua vita professionale alla ricerca storica sui gulag sovietici. Da qualche anno in giro per l’Europa ci sono sue mostre e progetti su questo tema.

Camera è piccolo e giovane spazio dedicato alla fotografia a Torino. Ospita fino a maggio una mostra piuttosto pubblicizzata del legame tra crimini e tecnica fotografica. All’interno della mostra uno dei momenti più potenti è proprio quello di Tomasz Kizny sui ritratti delle vittime delle purghe staliniane tra del 1937 e il 1938.  Una carrellata di una novantina di foto e didascalie estratte dagli immensi archivi della polizia politica.

Un esempio di come la fotografia, suo malgrado, possa raccontare in modo impareggiabile una storia e la Storia.

rital darwish idomeni

Rital

Ciao Rital.

In quaranta giorni in questo mondo i tuoi occhi hanno visto molte cose. Cose che basterebbero per una vita intera.

Spero riuscirai a passare, insieme alla tua famiglia, quel filo spinato che ti abbiamo messo davanti lì a Idomeni, nel tuo lungo viaggio dalla Siria.

Spero riuscirai a crescere bene, ad andare a scuola, a giocare in un prato. Spero diventerai una ragazza spensierata, una donna consapevole, una buona madre, una nonna che racconta storie e fa sorridere.

Spero, con un filo di egoismo, che lo farai qui in mezzo a noi in Europa, perché ne abbiamo dannatamente bisogno.

Salvati Rital, per salvare un po’ anche noi.