Abruzzo: il 58% ancora fuori casa

In un paese in cui i fatti scompaiono nel frastuono del marketing e della propaganda e in una democrazia dove la realtà si reinventa ogni sera all’ora di cena per la convenienza del potere, in un paese così, mettersi a sottolineare i numeri nudi e crudi è un atto quasi sovversivo.

In Abruzzo oggi (29 dicembre 2009) il totale degli terremotati assistiti secondo la Protezione Civile è di 30.212.

Il 37% (11.221) persone vive negli edifici del progetto C.A.S.E. voluto dal Governo.

Il 5% (1.425) risiede nei Map (le casette di legno per intendersi).

Il 58%, ovvero 17.566 persone, vive provvisoriamente in alberghi, caserme e sistemazioni temporanee.

Queste erano le promesse.

La verità non danneggia mai una causa giusta.

La carta d’identità per aprire un blog

Era solo questione di tempo.

Le scempiaggini nostrane sulla Rete arrivano in Europa.

A portarcele non poteva che essere l’onorevole Tiziano Motti.

Uno affezionato al genere.

“L’anonimato in Rete è il contrario della democrazia che la stessa Rete offre.”

La proposta di Motti ? Carta d’identità per tutto e tutti, con una bella aggiunta di data retention.

Stiamo messi bene.

Rutelli, il simbolo e il concorso di idee

<%image(logo alleanza per italia idee.jpg|800|600|logo alleanza per italia)%>I presupposti per un partito serio e coerente:

Rutelli : “Il simbolo sarà scelto online”. (11 novembre 2009)

“Il nuovo logo di Allenza per L’italia arriva dalla Rete. Invia la tua proposta entro il 10 dicembre“.

Anzi no: invia la tua proposta di logo, entro il 15 gennaio 2010, in formato vettoriale e .jpeg o .png . Chi vince farà uno stage remunerato presso Alleanza per l’Italia.

Ieri, 22 dicembre 2009, Rutelli ha presentato il logo del nuovo partito. E’ stato creato da un’agenzia pubblicitaria.

E tanti cari saluti alla Rete e al concorso di idee.

Le maggioranze relative di Vinicio Capossela

Maggioranze silenziose, relative e inaspettate.

Tra i migliori 10 dischi italiani del decennio messi in corsa da Repubblica, oggi con il 16% primeggia “Ovunque proteggi” di Vinicio Capossela.

Maggioranza relativa e traballante ancor prima che arrivino le truppe cammellate di Tiziano Ferro, per dire.

Che poi, parlandone da caposseliani incarogniti ed invecchiati, forse lassù ci dovrebbe stare “Canzoni a manovella” (uscito nel 2000). Ma va bene così.

Siamo quasi a Natale, e Santo Nicola è in arrivo per il consueto regalo.

Uno su cento pronto per pagare le news

Il Wall Street Journal edizione europea ha pubblicato una ricerca di GfK sul numero di utenti disposti a pagare le news online.

Estrapolando i dati italiani si scopre che gli utenti disposti a pagare per leggere le notizie su internet senza pubblicità sarebbero 13 su 100.

Poi c’è anche chi pagherebbe per le notizie continuando a sorbirsi i banner.

Quanti ?

Uno.

Uno su cento.

Rupert Murdoch (editore del Wall Street Journal) legge il suo quotidiano ?

Mancanza di souvenir in Lussemburgo ?

Occorre comprendere che bisogna distinguere gli attacchi politici dalla caccia all’uomo: il no B day è la vergogna delle vergogne dell’Italia. La maggioranza ha tutto l’interesse affinché ci sia un clima sereno anche se è difficile mantenere la calma

Ignazio La Russa, ministro della Difesa, 14 dicembre 2009

E comunque non le leveremo il crocefisso, possono morire, il crocefisso rimarrà in tutte le aule della scuola, possono morire .. possono morire .. loro e quei finti organismi internazionali.

Ignazio La Russa, ministro della Difesa, 4 novembre 2009 contro la Corte di Giustizia Europea.

Effetto Bob Roberts n.2 : Gabriella Carlucci

Cominciamo a tenere d’occhio tutti gli sviluppi dell’ effetto Bob Roberts dopo i fatti di Milano.

Oggi Gabriella Carlucci sul suo blog :

è giunto il momento di eliminare definitivamente l’anonimato in rete. Chiedo al Ministro Maroni ed al Ministro Alfano, il quale tempo fa aveva annunciato provvedimenti in tale direzione, di appoggiare la mia proposta di legge anti-anonimato presentata alla Camera dei Deputati qualche mese fa. Un provvedimento che non è contro la rete, non è contro la libertà di espressione, ma contro i criminali che abusano di Internet per infrangere la legge. E’inconcepibile ed inaccettabile che al gesto incontrollato di un folle sia seguita l’adesione fredda e cosciente di migliaia di persone. I social network non sono più luoghi di incontro e socializzazione virtuale. Si sono trasformati in pericolose armi in mano a pochi delinquenti che, sfruttando l’anonimato, incitano alla violenza, all’odio sociale, alla sovversione.

Ovviamente spiegare a Gabriella Carlucci che Facebook è la cosa meno anonima che si trova in Rete è superfluo.

L’effetto Bob Roberts

Due mesi fa mi permettevo questo post criptico.

Bob Roberts è un film del 1992 di Tim Robbins.

Parla della corsa elettorale di un milionario imprenditore conservatore anti-comunista (con qualche scheletro nell’armadio) che sfida apertamente il “politicamente corretto”. Corsa elettorale dall’esito incerto fino al momento in cui Bob Roberts non rimane vittima di un misterioso attentato di cui viene accusato un giornalista suo oppositore, poi scagionato.

Bob Roberts sull’onda emotiva dell’attentato vince le elezioni.

Quello che potremmo chiamare “effetto Bob Roberts” viene sfruttato in queste ore e temo verrà sfruttato nei mesi a venire per narcotizzare il dibattito pubblico di questo Paese.

Già si intravedono i primi minuscoli segnali.

L’Italia ostaggio di un souvenir del duomo di Milano sarebbe il segnale più inquietante dello scadimento della qualità della democrazia nel nostro Paese.

I fan di Massimo Tartaglia

Alle 20.05, a circa due ore dai fatti, la pagina di Facebook dedicata a Massimo Tartaglia presunto aggressore di Silvio Berlusconi ha raccolto 2.780 fan.

Alle 20.20 sono diventati 4.521.

Le idiozie si dimostrano come sempre parecchio contagiose.

Trepidante attesa

<%image(logo rutelli ritardo.jpg|800|600|logo alleanza per italia)%>Pare che il concorso di idee lanciato online da Rutelli per trovare il logo del nuovo partito “Alleanza per l’Italia” vada un po’ a rilento.

Il termine ultimo era fissato per il 10 dicembre (immagine a lato). Qualche giorno fa l’hanno spostato al 15 gennaio.

Temo si siano affezionati al cerotto.

Minzolinate

Il problema è che di Augusto Minzolini non bisognerebbe parlare.

E’ abbastanza evidente il giovamento che trae il suo ego tutte le volte che si esibisce davanti alla libreria per i suoi editoriali e il godimento provato per le successive polemiche.

Se fossimo in una classe liceale, il resto della scolaresca avrebbe già imparato a fare spallucce e passare oltre con un banalissimo “che ti frega, l’ha detto Minzolini !“.

E invece, per l’ultima volta (promessa a se stessi) tocca occuparsi degli ennesimi due sgangherati minuti confezionati dal direttore del Tg1. Chiamarlo giornalismo provoca un paio di ulcere duodenali. Perchè o si tratta di una forma acuta di “zerbinismo” verso il capo che l’ha promosso al ruolo o siamo di fronte alla manifesta incapacità di comprendere alcuni concetti elementari:

1) pentiti di mafia : si chiamano “collaboratori di giustizia” e la categoria del pentimento morale non c’entra quasi mai. Essendo mafiosi è difficile trovarne uno con la fedina penale immacolata, quindi elencarne gli efferati delitti non ne inficia di suo la credibilità. E’ un concetto acquisito nel dibattito pubblico da circa 30 anni

2) minchiate: stabilire perentoriamente senza altri elementi che un mafioso racconta “balle” perchè lo smentisce un altro mafioso è, come dire, un filo temerario. Da anni Totò Riina smentisce anche solo di aver conosciuto la parola “Cosa Nostra”.

3) Giulio Andreotti è stato assolto definitivamente dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nel 2004. Ma è stato solo prescritto il reato di partecipazione ad associazione per delinquere fino al 1980. Non avrà mai baciato Riina ma la sentenza di appello (pagine 1517 e 1518), confermata in Cassazione, dice che Andreotti ha:

– “incontrato ripetutamente esponenti di vertice della stessa associazione ed ha intrattenuto con gli stessi relazioni amichevoli, rafforzandone la influenza anche rispetto ad altre componenti dello stesso sodalizio tagliate fuori da tali rapporti”.

– “dimostrato autentico interessamento in relazione a vicende particolarmente delicate per la vita del sodalizio mafioso”.

– “omesso di denunciare elementi utili a far luce su fatti di particolarissima gravità, di cui sia venuto a conoscenza in dipendenza di diretti contatti con i mafiosi”.

– “dato, in buona sostanza, a detti esponenti mafiosi segni autentici – e non meramente fittizi – di amichevole disponibilità, idonei, anche al di fuori della messa in atto di specifici ed effettivi interventi agevolativi, a contribuire al rafforzamento della organizzazione criminale, inducendo negli affiliati, anche per la sua autorevolezza politica, il sentimento di essere protetti al più alto livello del potere legale”.

Le informazioni che Yahoo vuol censurare

Chi ha ammucchiato un po’ di anni di Rete di certo conosce Cryptome. Per gli altri, beh possiamo dire grossomodo che si tratta di una specie di antenato di quei chiaccheroni di Wikileaks, specializzati nella pubblicazione online di materiale riservato.

Qualche giorno fa Yahoo ha chiesto perentoriamente a John Young e sua moglie Deborah (curatori di Cryptome) di cancellare dal loro sito un file. Si tratta di un documento che spiega per filo e per segno come polizia, tribunali e autorità, possono ottenere i dati degli utenti sotto indagine.

Ne vien fuori il quadro completo dei dati raccolti da Yahoo (Flickr compreso) e il relativo tempo di conservazione.

A chi interessa il file è questo qui. (pdf)

Perchè non possiamo non dirci berlusconiani

Fra vent’ anni, quando questi bimbi saranno adulti, una nuova teologia ci avrà definitivamente indottrinati. In luogo del Figlio di Dio, le masse adoreranno il Padre di Retequattro. Gli ex liberi pensatori, ricordando il motto di Benedetto Croce, spiegheranno i motivi della loro conversione: “Perché non possiamo non dirci berlusconiani”. Spaventate da un terremoto, colpite da un fulmine, atterrite da una rapina, coinvolte in un incidente ferroviario o stroncate da un ictus, invece di esclamare “Gesù, Gesù!”, come usava un tempo, le vecchine d’ Italia invocheranno “Silvio, Silvio!”.

Nello Ajello lo scriveva su Repubblica nel febbraio 1992.

Commentava questo sondaggio.

Voleva essere un pezzo di colore.

Era, inequivocabilmente, una profezia dell’Apocalisse.

Post scriptum: domani c’è il “NO B-DAY” a Roma. E chi riesce ad andarci fa bene, soprattutto a se stesso, perchè in certi tempi c’è bisogno di un po’ di assembramento per non sentirsi marziani solitari.

Temo però che alle buone intenzioni degli organizzatori sfugga un concetto impopolare: tolto Berlusconi resta il berlusconismo.

Berlusconi e l’anima del palazzinaro

Putin, Gheddafi, Lukashenko. Poi magari Mugabe, Kim Jong-il. Ed è un peccato che Augusto Pinochet non sia più tra noi.

La lista degli amici dell’Italia di Berlusconi sembra sempre più l’indice di un rapporto di Amnesty International.

La cosa curiosa è che con gente così il Presidente del Consiglio non si azzarda neanche di striscio a parlare di diritti umani. Preferisce parlare delle sue doti di costruttore.

Non scherzo.

Parrà abbastanza bizzarro ma è così. E’ successo con Putin e oggi con Lukashenko.

Va lì e la prima cosa che fa è vantarsi di aver inventato un sistema “unico al mondo” per costruire case velocemente (quelle del terremoto in Abruzzo).

Oggi con i bielorussi ha affermato di riuscire a consegnare ai terremotati “300 case ogni settimana“.

Con Putin e gli imprenditori russi ha fatto pure di meglio: ha costruito una città per 34 mila terremotati in 5 mesi. Leggere per credere.

Che poi i dati forniti dalla Protezione Civile siano un pelo diversi, per l’anima del palazzinaro è solo un dettaglio.