Un fascio, un’erba

Quando vedi che uno si sceglie come avvocato di fiducia Carlo Taormina già hai capito dove vuole andare a parare: far finire tutto in caciara.

E uno come il federale di Anagni, al secolo Franco Fiorito consigliere regionale, di caciara ne ha da vendere a tonnellate.

Sotto gli è passata una vasta mole di contante e di relative fatture per i servizi più disparati, che solo una fantasia piuttosto spinta potrebbe catalogare alla voce “rimborsi per attività politica”.

Una delle prime vittime della caciara è il giovane Carlo De Romanis organizzatore della famosa festa tutta zinne e teste di maiale del settembre 2010.

Una festa che è diventata sui giornali, nei bar e in televisione l’esempio visivo di un concetto piuttosto semplice: ce stanno a pija per. Ma proprio tanto.Il bello è che il giovane portaborse di Tajani (e qui uno già capirebbe tante cose) quella festa molto probabilmente se l’è pagata con soldi suoi e non con i rimborsi al gruppo regionale del Pdl come dice Fiorito. Soldi ovviamente sudati e ri-sudati nei primi quattro mesi di mandato (eletto nel maggio 2010) dove in aula intervenne una sola volta.

De Romanis, un’erba che finisce nel fascio. Un po’ ti dici che non è bello generalizzare. Un po’ ti dici: ma va a quel paese te e tutta Roma Nord.

Poi ci sono quelli del gruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio (e quelli di Sel e dell’Idv) che di cotanto magna magna per due anni non si sono accorti: “ci davano i soldi, noi li prendevamo” pare abbia dichiarato il capogruppo Esterino Montino. Se li prendevano e se li spendevano come aggiuntivo canale di finanziamento al partito: convegni più o meno utili, consulenti per la comunicazione, soldi ai media locali.

C’è poi l’Udc che oggi, per non finire nel fascio, ha voltato e rivoltato la propria posizione nell’arco di 12 ore scarse.

In verità la linea, quella definitiva, pare averla dettata Bagnasco, il che indica al Paese il facile e lineare percorso che avranno le leggi sui diritti civili nel caso di un’alleanza vincente tra Bersani-Casini-Vendola.

E infine ci sono quei rompiballe dei Radicali a cui si deve l’incipit dello scandalo laziale.

Ma è noto che, almeno loro, con l’erba non tendono a fare fasci.