C’era da scommetterci

Nel giro di qualche anno abbiamo disseminato, in tutti luoghi e in tutti i laghi, migliaia di newslot.

Crescono al ritmo di 1.600 al mese. Siamo a quota 380.000 circa. Una ogni 160 abitanti.

Abbiamo creato un mercato, una filiera, un ingombrante giro d’affari, associazioni di categoria, cospicue entrate erariali.

Le newslot e roba simile raccoglieranno nel 2012 suppergiù 50 miliardi di euro (il 50% di tutto il reparto dell’azzardo)

L’80% viene restituito in vincite. Il restante (10 miliardi) se lo dividono, non in parti uguali, concessionari-tabacchini-baristi-Stato.

Vai a domandare ad un barista di levare “le macchinette” e vedi l’effetto che fa. In tre nanosecondi finisci diritto al Tar e anche un po’ affanculo.

Poi qualcuno ha cominciato a pensare che forse si stava esagerando, che aprire la porta del cesso del pizzicagnolo dell’ultima minuscola sperduta frazione e trovarci un videopoker era qualcosa di non propriamente normale per un paese moderno.Ad accorgersene per primi sono stati i sindaci, che sempre più spesso si trovano davanti alla porta dei servizi sociali gente con le bollette da pagare e una fortuna investita in slot machine.

Lo Stato Centrale si prende il grano, i sindaci le grane. Ai sindaci non andava bene.

Nascono così diverse ordinanze e regolamenti comunali che si inventano il giochetto della distanza minima dai luoghi sensibili (scuole, chiese, ospedali) con il pretesto della protezione della categoria mitologica dei “giovani“.

Dal punto di vista logico è una colossale minchiata: i giovani non sono il target delle slot, non hanno un gran budget da spendere, usano molto di più la Rete e le chiese, beh le chiese, di questi tempi non sono proprio un ritrovo abituale di gioventù più o meno bruciata.

Dal punto di vista pratico invece è tutta un’altra faccenda.

In Italia provate a mettervi a 500 metri di distanza da una chiesa o una scuola.

Se ci riuscite avete fatto bingo oppure vi ritrovate in aperta campagna o in una grigia zona industriale.

Le associazioni di settore hanno stimato che il divieto dei 500 metri avrebbe ridotto il numero delle slot esistenti del 60%.

Con queste premesse il decreto Balduzzi di questi giorni ha raggiunto vette di comicità ragguardevoli.

Prima è stato annunciato il divieto dei 500 metri. Poi la retromarcia ai 200 metri, ma solo per le nuove installazioni. Infine sul tavolo del Presidente della Repubblica per la firma di rito è arrivato un testo dove sono spariti i metri, sostituiti da un generico futuro piano di localizzazione dei Monopoli che prima di tutto tenga conto di un fattore: i soldi.

C’era da scommetterci no ?