L’Operazione Rader

Volevo raccontarvi una storia, una storia vera. E se non fosse un storia emiliana e reggiana la potrebbero aver scritta ad Hollywood. E’ una storia di guerra e, a suo modo, è una grande storia d’amore.

Domenica 17 dicembre 1944. Cinque del mattino, ai piedi delle colline reggiane.

Pom-Pom-Pom-Pom .. Pom

Hai sentito i colpi ? Dobbiamo andare. Ho detto che dobbiamo andare, muoviti.

Ma non possiamo lasciarle lì. Ci siamo quasi. Manca tanto così, non possiamo andarcene.

Carnera guardami. Ho detto guardami: è tardi. A gh’òm d’ander. Fra poco fa giorno e non possiamo fare più niente. Viaviavia, dai c’andom. Corri Carnera, corri.

Venerdì 15 dicembre 1944.

Quindi sei sicuro, ma proprio sicuro, giusto ?
Oddone, gli ho sentiti con queste orecchie.Lunedì, al massimo martedì, le caricano sui treni e le portano in Germania.
Sti maledetti.
Abbiamo tre giorni, anche meno.
Devo trovare subito S. e parlagliene.

Sabato 16 dicembre 1944, Salò.

Eccellenza, l’aspettano a Milano per il discorso.
Aspetteranno, ho bisogno di energie. Sa da quanto non parlo in pubblico ?
Lo so Eccellenza.
Ci vuole il formaggio qua sopra.
Temo di non poterla accontentare Eccellenza.
Per colpa della guerra quindi anche il Duce deve vivere razionato ? Un giorno pagheranno tutto, questi traditori.

Venerdì 15 dicembre 1944 sera.

Raccogli tutti quelli che puoi. Tutti.
E poi ci servono dei mezzi. Molti mezzi. A motore possibilmente, se no cavalli. Oddone te conosci tutti lì: voglio che ti procuri le chiavi per entrare.

Consideralo fatto S.

Non dobbiamo permettere a nessuno di dare l’allarme, quindi delle squadre saboteranno i cavi del telefono verso Reggio, Quattro Castella, San Polo e Montecchio. Mettiamo dei posti di blocco su tutte le strade intorno. E mandiamo qualcuno a Cavriago: domani notte non un solo repubblichino deve mettere fuori il naso dalla caserma.

Dovremo sudarcela parecchio, ma non ce le porteranno via. Sono figlie nostre. Questo Natale lo passeranno qui, a casa.

Sì ma se riusciamo a tirarle fuori di lì, poi che facciamo ?

Le nascondiamo al sicuro in ogni casa, in ogni angolo e su in montagna.

Passate la voce: domani alle sette di sera tutti pronti. Nel bene e nel male, ci ritiriamo solo ai cinque colpi di moschetto.

Domenica 17 dicembre 1944, sette del mattino, ai piedi delle colline reggiane.

Papà, papà, papà.
Sa gh’é da sbrajèr con cal frèdd che.
Viene a vedere !
Sa vōt ?
Vieni a vedere dietro la quercia.
E che ci sarà mai dietro la quercia,da urlare tanto, un carrarmato?
Meglio papà, meglio.

Nella notte tra il 16 e 17 dicembre del 1944, in sole dieci ore, una cinquantina di membri della 76^ brigata Sap (squadre d’azione patriottica) sottrassero dai magazzini Locatelli di Barco quasi 3.000 delle 4.000 forme di Parmigiano Reggiano (annate 1941-42-43) destinate ad essere requisite dall’esercito tedesco per essere trasferite in Germania. Non si riuscì a portarle via proprio tutte per colpa di un guasto ad un camion in uno dei 50 viaggi di quella notte.
Nell’azione nessuno rimase ferito.

Circa settecento forme furono trasferite in montagna, le altre divise e distribuite a migliaia di famiglie dei paesi vicini, a secondo delle necessità.

In quel gelido, difficile e tremendo inverno del 1944 molti trovarono una bella sorpresa. Qualcuno anche sotto un albero.

Ad ideare e a comandare la spettacolare operazione furono Bruno Veneziani (Oddone) e il suo comandante S.

S. come Sirio.

Sirio come Paride Allegri. Partigiano e pacifista reggiano.

Volevo raccontarvi una storia, una storia vera. E se non fosse una storia emiliana e reggiana ad Hollywood l’avrebbero forse chiamata “Operazione Grattugia“.

Questa è una storia di guerra e, a suo modo, è una grande storia d’amore.

Amore per la propria terra, per la propria comunità e per la vita.

In ogni singola forma.