Brambilla fact checking

La qualità della classe di governo ai tempi di Berlusconi si intuisce dalle piccole cose, dai particolari.

Nei giorni scorsi una fedelissima del Presidente del Consiglio (quasi potremmo definirla una “devota”) come il ministro del turismo Michela Brambilla ha scritto un comunicato in cui si proclamava urbi et orbi che l’Italia ritornava ad essere protagonista del turismo europeo grazie al contributo e all’immagine di Silvio Berlusconi:

Il Presidente del Consiglio ha prestato la propria immagine per realizzare la campagna di spot dell’Italia, nessun capo di governo del mondo aveva mai messo la propria faccia per promuovere il proprio Paese. La sua autorevolezza e il suo prestigio internazionale hanno quindi dato, ancora una volta, un grande e concreto contributo alla nostra industria del turismo ed alla nostra economia, registrato oggi inequivocabilmente dai dati europei che ci pongono come prima destinazione ricercata dai turisti europei“.

I dati europei inequivocabili di cui parla la Brambilla sono quelli stilati nel recente rapporto dell’istituto europeo Eurobarometro sulle tendenze del turismo 2011.

Purtroppo il ministro Brambilla quei dati li ha proprio equivocati.

Prima di tutto è bene dire che il rilevamento di Eurobarometro è stato fatto a febbraio e che invece lo spot turistico con protagonista Silvio Berlusconi è solo di fine marzo. Già con un granello di logica le granitiche certezze del ministro vacillano.

Nel sondaggio fatto da Gallup è vero che l’Italia sale al primo posto davanti a Spagna e Francia come meta preferita del turismo europeo con una percentuale dell’ 11,5%. E’ anche vero che nello stesso rapporto del 2010 era soltanto terza con il 9,2%.

Però se il ministro Brambilla avesse letto davvero il rapporto avrebbe scoperto che i turisti europei non c’entrano affatto, anzi nel 2011 diminuiranno in percentuale. A portare in alto l’Italia è il turismo domestico, ovvero gli italiani che rimarranno in Italia. Basta confrontare le due tabelle qui sotto.

Ma forse saper leggere i dati è chiedere troppo di questi tempi ad un ministro della Repubblica.

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