Il minimo etico di Denis Verdini

Denis Verdini ha molti incarichi e a quanto pare molti impegni. Presiedeva fino alla scorsa settimana una banca, fa il coordinatore del Pdl, fa l’azionista di diversi giornali tra cui il Foglio di Giuliano Ferrara. Dal 2010 a questi impegni ha aggiunto, suo malgrado, un po’ di visite in alcune procure della repubblica perchè indagato in diverse inchieste.

Dalle indagini e dalle intercettazioni è emerso, al di là dei rilievi penali, che Denis Verdini si dava un gran da fare per la sua banca, per i suoi conoscenti, per fare e far concludere affari, per ripianare debiti.

In verità tra i suoi impegni da parecchi anni ce n’è anche un altro: il deputato della Repubblica Italiana. Impegno per cui riceve un’indennità,uno stipendio e, quando verrà l’ora, una discreta pensione.

Secondo i dati ufficiali della Camera Denis Verdini non è un infaticabile deputato:

– proposte di legge presentate : zero
– interrogazioni, mozioni, interpellanze: 1 (sul caso escort a Bari)
– ordini del giorno: zero
– interventi in assemblea : 1
– presente a solo un terzo dei voti (34%)
– 598° su 630 nell’indice di attività parlamentare elaborato da OpenParlamento

In questi anni insomma Verdini si è fatto molto gli affari suoi, un po’ quelli del suo partito e ha lasciato le briciole (quasi un hobby) alla sua attità parlamentare.

Io non so a che “stato di polizia” pensava Giuliano Ferrara quando è sbottato oggi alla conferenza stampa di Verdini per poi ripetere il numero al Tg1, ma nelle democrazie occidentali dagli Stati Uniti in giù, uno come Denis Verdini si sarebbe già dimesso, non da incarichi di partito, ma da deputato.

Il problema dell’Italia è quello lì: il minimo etico è diventato il codice penale e possibilmente con condanne dai dieci anni in su.

Tutto quello che sta sotto sono bazzecole.