Una domenica di luglio

<%image(paolo borsellino.jpg|393|353|paolo borsellino)%>Era una domenica pomeriggio calda. O almeno così mi ricordo.

Il televisore acceso su quella che poteva sembrare Beirut dieci anni prima o Beirut dieci anni dopo.

Un’altra domenica di luglio tra due giorni.

Il diciassettesimo anniversario della strage di via d’Amelio.

L’ennesimo.

Troppi disgraziati anniversari abbiamo collezionato in questo paese.

Una generazione di americani si porta dietro il ricordo dell’ 11 settembre. Il ricordo di dov’erano, cosa facevano, cosa pensavano in quell’istante esatto.

Loro hanno quello. Noi qui abbiamo fatto un maledetto album dei ricordi.

Quelli che hanno negli occhi Bologna e la stazione. Quelli di Roma, Milano, Firenze. Quelli che Capaci e via d’Amelio sembrano ieri. E poi indietro e avanti nella storia d’Italia.

Cosa può raccontare uno che faceva 18 anni suppergiù in quella domenica di luglio ad uno che ne fa 18 suppergiù oggi ?

Poco o tutto.

Poco o le parole di Paolo Borsellino: “..le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità“.