Un blog bustrofedico. I rischi di Napoli

Portate pazienza che oggi ho imparato una parola nuova : bustrofedico. Non penso mi sarà di grande aiuto nelle chiaccherate davanti ad una birra scura, non credo che sfoggiarla con qualche bella figliola mi farà guadagnare punti e dovrò sforzarmi parecchio per infilarla in qualche articolo (in verità, riflettendo, ci sono già riuscito in questo post).

Devo questa nuova iniezione di cultura ad un post di Salvatore Zara Torsi su Culture Digitali : i weblog e la nuova sfera pubblica.

Culture Digitali, per chi non lo sapesse, è il blog dell’omonimo convegno che si terrà all’Università Federico II di Napoli il 3 e 4 giugno prossimi (piccolo spazio pubblicità).

Iniziativa interessante almeno fino a questa mattina, quando Salvatore Zara Torsi (spero non se la prenda troppo a cuore e non mi prenda troppo a calci) è riuscito, in una trentina di righe a far balenare tutti i rischi infrattati in questo tipo di discussione, riassumibili nel seguente schema:

Un paio di concetti con condimento abbondante di dizionario impolverato senza sottotitoli per i meno dotati.

I sottotitoli allora oggi li metto io : Il blog è fondamentalmente un database intellettuale. All’interno vive e si muove il pensiero, si trascina in avanti con andamento bustrofedico e ad ogni mutamento di direzione fa corrispondere una crescita più o meno esplicita.

SOTT : Il blog è un raccolta di pensieri che si ammucchiano di giorno in giorno.

Quello che contraddistingue un weblog da un forum o da un newsgroup, è che il pensiero che ne fuoriesce si riferisce, in qualche modo, al punto della situazione concettuale. Si badi bene: non alla cristallizazione, ma ad una certa idea d’ordine che si è venuta a creare nella mente dell’autore e che ha prodotto come elemento finale il post.

SOTT : Un blog non è micca un forum o un newsgroup. Nel blog prima di scrivere ci pensi due volte, nel forum e nei newsgroup butti giù quello che ti passa per la testa.

La comunità scientifica non ha ancora appreso la fondamentale importanza di questo strumento come punto di partenza e capitale nodo dello sviluppo teorico e di ricerca. Un blog non è un forum o una chat nel quale il messaggio viene buttato nella mischia e subisce l’influsso degli altri (indipendentemente da interesse e competenza): il post è, in un certo senso, il punto e virgola di un discorso intellettuale intrapersonale che finalmente viene reso pubblico perchè gli altri lo prendano in considerazione.

SOTT : Cari scienziati e accademici apritevi un blog che non è micca un forum o una chat dove si scrivono della minchiate di getto.

Studiosi del pensiero di tutto il mondo dovrebbero prendere in considerazione interventi quotidiani nella propria sfera di competenza da parte di colleghi della stessa area e partecipare così ad un discorso intellettuale non fermo a se stesso e all’autoreferenziale soddisfazione legata al proprio ShinyStat che mostra numeri sempre più grandi, ma potrebbero far sì che altri apprendano determinati concetti, li introiettino e restituiscano a loro volta la propria risposta, in un feedback continuo e finalmente reticolare.

SOTT: Studiosi aprite un blog (con i commenti abilitati) e leggete quelli degli altri. Infine non trastullatevi troppo con le statistiche di accesso.

In un mondo della ricerca che abiura sempre di più una leopardiana ricerca della verità per aprirsi ad un sistema cooperativo e collaborazionistico, la rete rappresenta il mezzo più comodo e proficuo perchè il pensiero possa raggiungere la maggior audience di qualità possibile. Il collo di bottiglia si viene a formare proprio quando si ricerca il mezzo più adatto perchè tale interscambio abbia luogo.

Sottotitoli mancanti perchè il sistema è andato in crash in corrispondenza del termine “collaborazionistico“.

Detto questo, questo detto, credo che l’intervento del nostro SZT sia stato salutare per evitare in quel di Napoli pastoni poco digeribili o almeno, nel caso, l’uso di sottotitoli.