ADSL e digital divide di provincia

Brusco mi guarda scuro mentre manda giù il terzo frizzante. Non ha tutti i torti. Vai a parlare di banda larga al Bar dello Sport (si chiama proprio così, niente licenza poetica) nella profonda provincia italiana e questi sono i risultati : bassi sfregamenti e corsa alla prima particella di ferro nei paraggi. Da queste parti l’unica banda larga che si conosce è quella che occupa trequarti della carreggiata al passo lento e basculante dell’Ave Maria di Schubert o dell’Internazionale (a seconda delle frequentazioni) il giorno che decidi di salutare tutti e tirare le cuoia. Altro che adsl e fibre ottiche.

Nell’autunno del 2002 i dati sciorinati dell’Amministratore delegato di Telecom Italia Riccardo Ruggiero parlavano chiaro : 2.100 centraline abilitate alla tecnologia ADSL (il minimo sindacale per poter parlare di banda larga) , 1.300 comuni coperti, il 74% della popolazione in grado di fruire del servizio. Niente male si direbbe, tenendo conto però che il totale delle centraline è 10.500 o giù di lì e che i Comuni italiani sono 8.101. Tirando le somme mancano all’appello 6.800 comunità. L’importante comunque è che l’ADSL possa raggiungere i trequarti di italiani.

Se Brusco avesse ascoltato l’Amministratore gli sarebbe tornato alla mente quel tipo di città che per qualche tempo aveva bazzicato dalle parti del bancone facendo sfoggio di un numerosissimo campionario di vanterie. Era stato 5 anni nella legione straniera, per 6 aveva fatto lo skipper alle Barbados, per 3 aveva allenato la nazionale di calcio dell’Ecuador ( e che gran gioco !), per 4 era stato personal trainer di Madonna, nonchè, detto sottovoce…autore di un paio di sue canzoni e via discorrendo. Il giorno che Brusco si scocciò si mise davanti a tutti a far di conto e a stabilire che per aver combinato tutto quel ben di dio il tizio avrebbe dovuto avere su per giù 57 anni. Cartà d’identità alla mano ne faceva 34 a gennaio.

Ecco a far di conto alle volte si capiscono certe cose. Gli italiani sono 57.844.017 (censimento 2001) e quindi il 74% è pari a 42.804.572 anime. Se solo si mettono in fila i 1.300 comuni italiani più popolosi, ricordando che non tutti sono coperti da ADSL, si arriva a malapena a 40 milioni. Volatilizzati in un colpo al minimo 2 milioni e mezzo di testoline, circa il 5%. Prima magagna.

Ma non è finita, tocca ancora decurtare. Coprire un Comune non vuol dire raggiungere tutti gli abitanti. Una Stadio di Linea (alias centralina per quelli meno tecnologici) può coprire con efficacia solo una parte del territorio e quindi addiò a certe periferie dimenticate, addio alle frazioni e ai borghi, soprattutto addio al 74%.

E oggi ad un anno di distanza come stiamo messi ‘ Per il Ministro Stanca, bene, benissimo. Si dice che siamo al boom della Banda Larga, che gli italiani si precipitano alla nuova Mecca della Rete high-speed, always on. Può essere, di certo non da queste parti, che sono poi le parti di un bel po’ di gente.

Giocando con il pallottoliere e con gli ultimi dati di luglio 2003 le cose si mettono così : dei 138 centri con più di 50.000 abitanti, tutti sono coperti, 100% al calduccio. Nei Comuni tra i 10.000 e i 50.000 residenti la percentuale scende all’onesta cifra del 87% (vai a spiegare ai 48.000 di Torre Annunziata perchè stanno ancora aspettando), mentre nelle cittadine che ne contano tra 5.000 e 10.000 ci si ferma al 52%.

Poi arriva l’abisso. Nei 5.800 e rotti Comuni con meno di 5.000 abitanti i fortunati sono in tutto 378, il 6,4%. Lo chiamano ‘digital divide’ e la prossima volta che ne sentirete parlare non immaginatevi villaggi africani o lande sperdute della Mongolia. Parlano della provincia italiana, parlano di voi.

Parlano di quelli che ogni due mesi accendono il cero all’arrivo della bolletta. Quelli che in questi anni sono passati dall’abbonamento + tariffa urbana, all’avvento dell’internet free, al colossale, anzi galattico, miraggio della flat rate.

E nonostante tutto ci credono ancora.

Ci credono ancora anche perchè in questi mesi, in verità, qualcosa si è mosso : le centraline abilitate sono diventate 2.994 e i Comuni coperti 1.960. Ma oggi pare tutto fermo, ‘la copertura pianificata’ immobile. Semafori rossi dappertutto. Si spera con ansia in una nuova infornata. Chi parla di 100, chi di 200, chi di 500. Numeri buoni per la lotteria. Roba decisamente improbabile. Per abilitare una centralina alla tecnologia ADSL è necessario montare un ambaradam piuttosto costoso e per un bacino d’utenza di 5.000 anime, neonati compresi, pare non ci sia molta convenienza.

Intanto da queste parti si aspetta e ci si attacca a tutto. Leggi di gente che si è messa a raccogliere tra i vicini e conterranei centinaia di firme per mendicare a Telecom la copertura e allora ti immagini un po’ patetico a rompere le balle ad amici e parenti con mail, telefonate, fax e moduli a tutte le occasioni, feste comandate comprese.

Senti di quel tale che ha massacrato call center e dirigenti per un anno e mezzo, giorno e notte, e alla fine pare ce l’abbia fatta, ma non si sà se per sfinimento o semplice culo. Ecco il fondoschiena deve per forza giocare un ruolo in tutto questo, se no non ti spieghi come Aisone o Conca Casale, che non fanno manco 300 residenti, siano abilitati.

Ma la buona volontà e la dea bendata non bastano. Dicono in giro che serve l’aiutino, e così ti ritrovi a sperare che nei paraggi abbia messo su casa il senatore, sottosegretario o gran commis e che il figliolo del sopraindicato abbia voglia di scaricarsi in tutta tranquillità e velocità l’ultimo LP del momento.

Vita grama, tecnologicamente parlando, quella dei forzati del dial-up che così a naso l’Adsl non la vedranno tanto presto, forse mai. Conviene, come dice qualcuno, aspettare il prossimo giro e puntare direttamente al cavo e alla fibra, magari spinti fin qui, nelle remote terre, da un paccata di fondi pubblici.

Nel frattempo, consiglia Brusco, tenere duro ed evitare se possibile quelli dell’Ave Maria e dell’Internazionale.