Il senatore e Greenwich

Quando, con molta soddisfazione di Mirko Tremaglia, ci siamo dotati dei rappresentanti eletti dagli italiani all’estero, non avremmo mai immaginato così tanta audience per il filone. In particolare mai avremmo immaginato tanta attenzione per Luigi Pallaro.

Attenzione figlia del destino e dei numeri, che han designato il voto del senador venuto dalle Americhe, come un voto pesante. E non poco.

In effetti le decisioni e le parole di Luigi Pallaro pesano, anche in rapporto a quanto poco decida e poco parli. Almeno in Parlamento.

Dati alla mano l’unico disegno di legge che ha presentato in questi 10 mesi di legislatura è una modifica ad un articolo sulla legge per ottenere cittadinanza italiana. Era il 13 luglio 2006.

Poi ha cofirmato un altro provvedimento proposto per primo da Lucio Stanca per l’introduzione di una commissione bicamerale per l’innovazione. Era il 14 luglio 2006. Già che uno è in zona, firma volentieri.

Di mozioni ne ha invece cofirmate tre in tutto : una per includere Israele nella Nato, una per includere Israele nella Unione Europea, una per includere molto probabilmente se stesso in una commissione parlamentare per gli italiani all’estero. Mozioni datate 3 ottobre 2006. Il tempo si sa, oltre a essere denaro è anche pochino, meglio ottimizzare.

L’unico intervento in Aula che rimane agli archivi è la dichiarazione di voto in fiducia del Governo Prodi.

Trentacinque righe per tre minuti scarsi di discorso. Era il 19 maggio 2006. Ieri per la seconda fiducia a Prodi ha votato ma non parlato.

Nella sua commissione di competenza invece (industria, commercio,turismo) ai posteri finora è rimasto il solo intervento del 14 giugno 2006: conversione di decreto legge. Seduta aperta alle 14.30 e chiusa alle 16.15.

Del resto che possiamo pretendere: a ottantanni suonati il jetlag può giocare brutti scherzi. Meglio prenderla con calma.