Tra 30 anni in agenda

Se non avete impegni particolari appuntatevi questa data : 13 aprile 2036 (è un venerdì).

Comunque vada, dicono che sarà uno spettacolo coi fiocchi.

Funerali all’emiliana

Li fuori adesso c’è un funerale all’emiliana di quelli che se ne vedono sempre meno.

Si intuisce perchè di lontano senti che la banda ha eseguito nell’ordine “l’Internazionale“, “Bella Ciao” e “Bandiera rossa“.

E’ uno di quei funerali che vanno direttamente al camposanto senza passare dalle parti di nostrosignore, ma in cui il prete una scappata in borghese ce la fa comunque.

E’ anche uno di quei funerali dove i fiori ci sono ancora e sono rossi rossi e dove le opere di bene le faranno poi quelli che rimangono.

La carreggiata si libera presto perchè di gente ce ne il giusto. La gran parte di quelli che ci potevano essere hanno già fatto l’ultimo viaggio e quelli che ci sono fanno i conti di chi sarà il prossimo.

E’ uno di quei funerali che, se ai funerali si facessero fotografie, andrebbero fotografati.

Se non per la storia, almeno per la memoria.

Se Cipro ci sorpassa

Il dato forse più interessante degli ultimi numeri forniti da Eurostat (pdf) sull’utilizzo della Rete nei 25 Paesi dell’Unione Europea è quello sulla percentuale di utenti che si collegano almeno una volta alla settimana ad internet.

L’Italia è terz’ultima. Condivide la piazza con il Portogallo. Dietro solo Grecia e Cipro.

Speranze per il futuro ? Beh a quanto pare nella fascia di età tra i 16 e i 24 anni siamo pure piazzati peggio : penultimi a pari merito con Cipro.

In coda la solita Grecia.

All’una e trentacinque

Capita alle volte che le canzoni si infilino nella vita quasi di soppiatto.

E allora dopo che ti danno un appuntamento – ci si vede all’una e mezza, magari arrivo cinque minuti in ritardo, all’una e trentacinque circa – ti capita di ritrovarti a canticchiare, fra te e te, per una buona mezz’ora di fila:

Chimay, Bacardi Jamaican rhum
White Lady, Beck’s bier, tequila bum bum
Dry gin, Charrington, Four Roses Bourbon

Ritornello maledetto.

Ricarica per 10 anni

Come giustamente faceva notare Massimo, le authority per mercato e comunicazioni c’hanno messo dieci anni a mettere nero su bianco che i costi di ricarica per i cellulari sono una mezza pazzia.

Ora per decidere di riparare al danno quanto ci metteranno ?

Il pensionato sparatutto

Mentre la politica si occupa dei videogiochi violenti e dei videogiocatori minorenni, io per parte mia, avendo sott’occhio per caso le statistiche del mercato videoludico italiano, mi preoccupo per quel 2% di videogiocatori oltre i 64 anni (che su un totale di 24 milioni fan quasi 500.000 persone).

Con il caro vita attuale, immaginare pensionati al minino che si allenano con degli sparatutto non mi lascia affatto tranquillo.

Nè per la fila in posta, nè per quella dall’ortolano.

Al parlamentare facciamo lo sconticino

<%image(sconto parlamentari.jpg|652|276|sconto parlamentari)%>Il fatto che un concessionario di auto pubblicizzi tariffe agevolate (sconti fino al 20%) per i parlamentari, è un inequivocabile segno dei tempi.

(via Spotanatomy)

Attenzione, concentrazione

Se il presidente della Consulta Digitale di Assocomunicazione (associazione nazionale delle imprese di comunicazione) parla così, non c’è mica da stare allegri.

Sinterklaas

Non avendone ancora idea, mancando meno di un mese e mezzo e visti i tempi della dogana, secondo me, sono già in ritardo.

Ma ci provo lo stesso. Poi vi dico.

Le cavie dei tvfonini “3”

Come trasfomare i clienti in cavie di un servizio che in pratica non c’è ?

Semplice.

Chiamarsi con un numero compreso tra il 2 e il 4.

Avere testimonials gente del calibro di Pippo Baudo.

Vendere delle cose chiamate Tvfonini.

Ed evitare che molta gente legga i 56 giorni di prova su strada di Mauro Vergari.

Sommelier binari

<%image(robot sommelier.jpg|250|363|robot sommelier)%>A me, il fatto di farmi consigliare il vino da un coso così, non mi attira per niente.

Se telefonando io potessi dirti addio

Questa è stata l’ultima.

Lo so, magari si dice ma non si mantiene.

Ma no, davvero, stavolta finiamola qui. Non ci casco più.

La storia è sempre quella. Mi attiri, mi lusinghi, sai quello che voglio. Ma alla fine dei conti va sempre a finire male. Perdiamo tempo. Sia io che te.

Quindi, per cortesia, smettila di spiattellare a destra e a manca quanto sei semplice e attraente. Lo sai che poi approfondiamo il discorso. E quando approfondiamo, mi viene il mal di testa.

Perchè all’inizio sembra tutto bello, tutto chiaro, tutto così facile.

E poi va a finire che trovi fuori un sacco di “ma“, di “però“, di “così’ no” . Diventi complicata, irritante e rompiballe.

Avanti così non si può andare, quindi ognuno per la sua strada. Senza rancore.

Da oggi quindi non leggerò più una sola pagina di pubblicità che promuova fantasmagoriche tariffe telefoniche per cellulari . Nè di Tim, nè di Vodafone, nè di Tre, nè di chiunque ignori che esiste un altro modo di fare marketing e di fare affari.

E continuerò ad invidiare chi può scegliere delle offerte chiare come questa (scelta a caso) e non dover fare lo slalom tra scatti alla risposta, costo verso un operatore, costo verso un altro, contributi, punti premio, etc etc etc

Rischi da prima classe

D: Fammi vedere il book. Uhmm molto fasssshion per essere una linea bambino.

U : Beh sai, noi siamo dei trend setter nel settore…

Appuntato in agenda: evitare le prime classi in direzione milano a metà mattinata dei giorni feriali.

Le suonerie, la mia vacca e 9 centesimi

Confesso.

Ho una mucca che mi segnala quando arriva un sms.

Non che mi porti dietro un bovino intero.

Intendo un semplice muuuuu che esce dal telefonino.

Adesso che ho messo le mani avanti, posso anche confessare che ogni volta che leggo i crescenti milionari introiti del mercato delle suonerie mi viene un accenno di orchite.

Per alleviare il giramento di palle di dover sorbire un ritornello di Gigi D’Alessio dentro al cinema nel bel mezzo di un film o di Robbie Williams sparato a qualche megadecibel nella carrozza di un treno, le case discografiche e le associazioni di categoria ti vengono a raccontare che i vituperati soldi delle suonerie tengono a galla il mercato e sfamano gli artisti messi ko dal file-sharing e dalla pirateria.

Più suonerie = stipendio per gli artisti = più creatività

Teoria affascinante, messa però in crisi dalla recente decisione (su pressione delle case discografiche) dell’ U.S. Copyright Register di non riconoscere alle suonerie il valore di “opera derivata“.

Conclusione: per ogni suoneria venduta a circa 4 dollari, il compenso all’autore verrà ridotto alla cifra di 9 centesimi.

Temo a questo punto grandi crisi di creatività.

La mia mucca pare già meno arzilla.

(via wired)